La vicenda, spiega il politico in una nota, inizia nel 2009 quando l’Arit bandisce diversi concorsi, sia per amministrativi che per tecnici-informatici, assumendo in ruolo soltanto i primi e lasciando fuori i profili tecnici. Nel corso degli anni, per fare fronte alle esigenze funzionali relative ai progetti assegnati all’Arit si è fatto ricorso a personale tecnico a tempo determinato. Successivamente questi contratti sono stati prorogati per consentire la prosecuzione delle attività ancora in itinere e sono scaduti nel febbraio 2013 quando sono diventati non più prorogabili per espressa previsione di legge. Dopo anni di battaglie, i quattordici vincitori dei concorsi a tempo indeterminato per i profili tecnici decidono di presentare ricorso contro l’Arit e la Regione Abruzzo e il Giudice del Lavoro del Tribunale di Teramo li condanna a risarcire di ben 20 mensilità ogni dipendente che doveva essere assunto a tempo indeterminato.
A questo punto, l’Arit decide di appellarsi contro la sentenza del Tribunale di Teramo del 29 marzo 2012, ma la Corte di Appello dell’Aquila deposita una sentenza choc per la Regione Abruzzo: non solo conferma il risarcimento del danno, ma aggrava la posizione dell’Ente regionale, obbligandolo ad assumere immediatamente i lavoratori nel profilo professionale di cui risultano vincitori.
Il consigliere del Pd punta il dito contro Chiodi e l’assessore Carpineta, “da tempo assenti – come sottolinea egli stesso – su questo problema che rischia ora di svuotare le casse del bilancio regionale. Più volte, assieme ad altri colleghi, ho sollecitato l’assessore Carpineta ad intervenire, ma non sono servite interrogazioni, risoluzioni e decine di comunicati stampa per ottenere un suo interessamento concreto nella vicenda. La politica regionale è rimasta a guardare e, come troppo spesso capita in Abruzzo, le decisioni sul personale ce le ritroviamo per via di sentenze dei giudici. La Carpineta deve spiegare agli abruzzesi quali risultati ha ottenuto in materia di personale. Ma soprattutto chi pagherà i danni erariali derivanti dalla sue discutibili scelte?”.
Finora le sentenze che condannano la Regione all’immediata assunzione dei profili tecnici sono soltanto tre, ma altre arriveranno, poiché i ricorrenti erano in quattordici. “Bisogna precisare – continua Ruffini – che questo pasticcio ha nomi e cognomi evidenti. Basti pensare che l’Arit già nel 2010 aveva richiesto alla Regione la possibilità di assumere i 14 lavoratori nei profili tecnici. Una richiesta che è stata rinnovata nel dicembre 2012 e che a tutt’oggi non ha mai ricevuto una risposta. Quindi il risultato di questa inerzia ed incapacità della giunta è lampante: una politica inadeguata che ha prodotto non soltanto la negazione dei diritti dei lavoratori, ma soprattutto un enorme sperpero di denaro pubblico oltre ad una pubblica amministrazione inefficiente. In pratica il contrario di quello che un buon amministratore del personale si dovrebbe prefiggere. E dobbiamo ringraziare l’azione positiva condotta dall’Arit che ha permesso di limitare i danni economici alle casse regionali, altrimenti ci saremmo ritrovati difronte ad un nuovo caso Ria. Noi l’avevamo detto e ridetto che c’erano soluzioni alternative ma il duo Chiodi e Carpineta ha fatto orecchie da mercante ed adesso è arrivato il conto con gli interessi”.