-La primavera 2013, se di primavera si può ancora parlare, è stata caratterizzata da una forte anomalia dal punto di vista climatico. Freddo intenso, riscaldamenti accesi ancora a giugno, neve a bassa quota in Trentino, piogge copiosissime specie al nord-est, forte vento ovunque. Cosa sta succedendo?
Nulla di eccezionale. Purtroppo in Italia siamo abituati a pensare a quattro stagioni “severamente” distinte e tutto ciò genera delle incomprensioni. Tutti siamo portati ad associare, difatti, alla stagione primaverile il cosiddetto risveglio della Natura, l’allungamento delle giornate e di conseguenza il fisiologico rialzo termico. Dati alla mano, però, la primavera è il secondo periodo più piovoso dell’anno ed è la stagione di transizione per eccellenza, appunto perche’ segna il passaggio tra un periodo generalmente freddo ad uno stabilmente caldo. In questa situazione, ovviamente, il sensazionalismo dei media la fa da padrone, esaltando solo alcune situazioni meteorologiche ed enfatizzando invece fenomeni che, invece, rientrano nella norma. A mio modesto bisognerebbe preoccuparsi se, a fine maggio, dovessero registrarsi temperature che sfiorano i 40°C….
-Eventi estremi di questo tipo si verificano, secondo alcuni ricercatori, ogni 150-200 anni. Ma almeno a pelle si ha la sensazione che accada molto più spesso…
Effettivamente la primavera 2013 è stata, per buona parte delle regioni nord-orientali, la più piovosa degli ultimi 150-200 anni, mentre il mese di maggio è stato, per le regioni nord-occidentali, il più freddo dal 1991. Per meglio spiegare ciò che accade dovremmo aprire un capitolo a parte: dalla prima conferenza internazionale sul tema dell’adattamento climatico in ambito urbano promossa da Legambiente e dall’Universita’ Iuav di Venezia è emerso che le nostre città sono sempre più calde con un aumento delle temperature medie che si e’ verificato negli ultimi 30 anni e in particolare nell’ultimo decennio. Tutto ciò, è inutile negarlo, determina un aumento dei fenomeni estremi violenti come trombe d’aria ed alluvioni… fenomeni, questi, certamente esacerbati dalla scellerata trasformazione del territorio.
-E’ difficile effettuare previsioni meteo nel medio e lungo periodo, ma tutti noi ci chiediamo, a questo punto, che estate ci aspetta…
Premesso che le previsioni stagionali sono ancora allo stato embrionale, sperimentale e quindi poco affidabili, bisogna dire che l’estate 2013 non potrà non “tener conto” delle anomalie che si sono consolidate nelle ultime settimane: per questo motivo il mese di giugno continuerà ad essere caratterizzato da una certa dinamicità atmosferica con temperature nella media sulle regioni Settentrionali, leggermente superiori su quelle Centro-Meridionali. Precipitazioni al di sopra della media al Nord, mentre tutto nella norma al Centro-Sud. La prima parte del mese di luglio potrebbe essere ancora condizionato da una certa instabilità, mentre dalla seconda quindicina l’Estate potrebbe affermarsi su gran parte della Penisola e proseguire per gran parte del mese di agosto che, secondo le proiezioni stagionali, potrebbe regalarci giornate calde e soleggiate.
-Le estremizzazioni climatiche sono di certo la conseguenza di una dissennata politica ambientale. Ma è solo a livello antropico che bisogna ricercarne le cause secondo lei?
A mio parere sì. E dovremo adattarci a questa nuova realtà. Nel nostro Paese, purtroppo, i cambiamenti climatici sono un dato di fatto e dovremo fare il possibile per ridurre l’impatto delle attività antropiche sul clima per non peggiorare ulteriormente la situazione.
-Il vostro lavoro permette in alcuni casi di fare prevenzione in relazione all’intensificarsi dei fenomeni. Ma non sempre però la meteorologia è una scienza esatta. Quando manca al grande salto?
Le previsioni del tempo migliorano di anno in anno grazie alla qualità dei modelli fisico-matematici di simulazione dell’atmosfera, ma soprattutto grazie al progresso dell’informatica che deve necessariamente seguire di pari passo le “esigenze”, sempre più complesse, di Madre Natura. Nei prossimi anni saremo in grado di fornire previsioni meteo attendibili fino a sette/dieci giorni, ma soprattutto, si potrà disporre di strumenti molto più efficaci per prevenire le conseguenze dell’estremizzazione climatica.