“Prima delle feste pasquali l’ex ministra Brambilla da un lato e Grillo, leader del Movimento 5 Stelle dall’altra, hanno accusato i pastori di crimini contro gli ovini e di strage di agnelli. MW Abruzzo, associazione ambientalista impegnata nella tutela delle montagne e dei suoi abitanti, si schiera dalla parte delle pastore e dei pastori che da millenni hanno consolidato la cultura dell’economia montana basata principalmente sull’uso corretto dei pascoli per l’allevamento di ovini e caprini”. Lo ha dichiarato Marano Mario Viola, Responsabile Mountain Wilderness Abruzzo.
“Dal Neolitico, cioè da 6000 anni ad oggi, la pastorizia stanziale e transumante ha garantito la sopravvivenza dell’umanità. Le pecore – spiega il responsabile di Mountain Wilderness Abruzzo – hanno vestito gli esseri umani con la lana (maglie, calze, canottiere, scialli, coperte, etc.), hanno alimentato bambini e ragazzi con il latte e la ricotta, hanno fornito formaggi e carni alle mense dei poveri e dei potenti. I pastori hanno saputo, tra mille difficoltà, dimostrare storicamente il sapiente utilizzo delle praterie di bassa e media quota, governando i suoli, i fossi, i torrenti, i fiumi, i boschi, garantendo la propria sicurezza e quella delle popolazioni della pianura. Un presidio insostituibile di grande valore civile che le istituzioni pubbliche hanno sottovalutato. I borghi delle Alpi e degli Appennini, gioielli dell’architettura pastorale, testimoniano il ruolo costruttivo ed affettivo dei pastori con la montagna nei secoli. Una eredità culturale preziosa per una gestione odierna del turismo sostenibile che la politica dominante non ha saputo, salvo eccezioni, valorizzare con investimenti mirati. I pastori, innamorati delle montagne, hanno rappresentato nella seconda metà del XX secolo un argine alla politica della speculazione turistica dando una mano al movimento ambientalista. Dove oggi ci sono i parchi nazionali e regionali, il merito principale è dei pastori, padri e figli che, rinunciando all’arricchimento immediato offerto loro da speculatori e corruttori, hanno preferito conservare la loro dignità, libertà e semplicità e difendere i grandi spazi per se stessi e le pecore e per tutte le persone della pianura e delle città, compresi gli alpinisti e gli escursionisti amanti della wilderness. Siamo tutti discendenti dalla cultura neolitica, quella dell’allevamento e dell’invenzione della pastorizia! I pastori contemporanei sono stati messi in crisi da una politica miope che preferisce prenderli a bastonate (ricordiamo i pastori sardi a Civitavecchia due anni fa) anziché sostenerli e consentire loro di poter vendere i loro prodotti genuini. Le catene commerciali della media e grande distribuzione fanno a gara per impedire ai prodotti della pastorizia di essere conosciuti e venduti. MW chiede alla politica odierna, quella che ignora le problematiche del mondo pastorale, di documentarsi e mostrare rispetto per le donne e gli uomini di montagna. La loro storia è troppo nobile e pertanto non può essere banalizzata. Non va dimenticato – conclude Viola – che in tempi antichi i pastori hanno dato ospitalità a viandanti e pellegrini e in tempi moderni hanno sostenuto e protetto i carbonari del Risorgimento, i partigiani della Resistenza e gli sfollati delle città durante la Seconda Guerra mondiale”.