Il Partito Democratico? Dovrebbe imparare a sporcarsi maggiormente le mani. E, invece, pensa solo ad apparire e difendere le proprie posizioni personali. È un’amara e dura considerazione quella rilasciata dal consigliere regionale Claudio Ruffini, che oggi annuncia le sue dimissioni dagli organi regionali e provinciali del Pd.
Lui stesso, già da tempo, aveva annunciato l’intenzione di non ricandidarsi ad alcuna competizione elettorale. Un passo indietro che si è concretizzato, il mese scorso, nelle dimissioni, anche se la notizia viene ufficializzata solo oggi.
“Le ragioni” spiega Ruffini “provengono da un malessere manifestato più volte all’interno del partito. Ero e resto del parere che più che ‘apparire’ e difendere le proprie posizioni personali, questo partito aveva ed ha bisogno ‘di sporcarsi le mani nel fare’ nell’interesse del bene comune. Non avevo esternato questa mia decisione per non creare problemi di ogni sorta al partito, ma adesso, alla luce dello scossone che ci ha investito, ritengo sempre più la mia decisione irrevocabile. Le recenti elezioni politiche che ci hanno visti sconfitti sul campo, ritengo debbano aprire una profonda riflessione all’interno del Pd sia regionale che provinciale. Riflessione che a mio giudizio dovrà portare ad una radicale revisione sia delle politiche messe in campo, sia nella scelta degli organismi dirigenziali. Si è chiusa una fase politica e bisogna al più presto aprirne una nuova”.
E rivolge il suo appello “a quelle forze sane e giovani all’interno del Pd provinciale che vogliono rompere con il passato”.
“Queste forze” aggiunge Ruffini “ci sono e dobbiamo attivarle e renderle protagoniste dell’agire politico. Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare gli elementi tattici – tipici dei vecchi partiti – ed iniziare a riempire con nuove strategie la mancanza di risposte nei confronti di un elettorato che affacciava da tempo richieste chiare di cambiamento: ridurre il numero dei parlamentari, abbattere i costi della politica, occuparsi dei problemi quotidiani dei cittadini e dei piu’ deboli, differenziarsi piu’ nettamente da vecchi vizi della classe politica, recuperare un rapporto con una opinione pubblica sfiduciata”.
Secondo Ruffini “il Pd di Bersani questi problemi li ha solo percepiti ma non li ha affrontati con decisione. Stesso discorso vale per il livello regionale e provinciale abruzzese. Anche qui serviva maggiore coraggio, ed il risultato è sotto gli occhi di tutti, specie in Abruzzo. Lascio quindi dopo tanti anni il mio posto negli organismi dirigenziali del Partito Democratico, in favore di un rinnovamento da sempre auspicato ma mai attuato. Non lascio e non abbandono il Pd, a cui riconosco ancora tanti meriti ed una centralità all’interno dello scenario politico italiano. Possiamo tornare ad essere l’alternativa che il Paese chiede, ma per essere all’altezza di questo compito dobbiamo ripartire dalle cose più semplici come tornare nelle piazze e tra la gente comune. Dobbiamo ripartire dando l’esempio”.