“La decisione di scioperare non è stata presa a cuor leggero. Siamo ben consci della difficoltà di attuare uno sciopero in sanità. Piaccia o non piaccia è però l’unica arma fra quelle previste dallo Statuto dei Lavoratori e dal Codice di autoregolamentazione dei Servizi Pubblici”.
Così l’intersindacale abruzzese dei medici sulla partecipazione allo sciopero nazionale degli operatori della sanità proclamato per oggi per protesta contro “il perseverante de-finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale che mette a rischio il diritto alla salute dei cittadini e umilia la vita professionale del personale sanitario che non ha un rinnovo del Contratto Nazionale da otto anni”.
Protesta anche contro “il mancato riconoscimento, da parte del Governo, delle condizioni di lavoro gravose e usuranti dei dirigenti medici e l’ostinazione di Regioni e Aziende Sanitarie nel pretendere di ridurre la durata delle ore di riposo minimo e accentuare i carichi di lavoro. Mancano le condizioni per erogare i nuovi Livelli di Assistenza”.
Lo sciopero, per tutta la giornata odierna, riguarda dirigenti medici e sanitari. A Pescara, la protesta si è manifestata con un sit-in in via Conte di Ruvo dove ha sede l’assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo. “Quella di oggi – dichiara Luigi Leonzio, componente dell’esecutivo nazionale Cisl Medici – non è che la prima di altre forme di protesta, i medici sono veramente arrabbiati. Siamo delusi da questo Governo che in una Finanziaria da 20 miliardi ha trovato bonus per tutto, ma non un euro per rifinanziare il Servizio Sanitario Nazionale. E’ l’ennesima considerazione che il Governo ha dei suoi medici”.
“Oggi la Sanità pubblica è paralizzata. Da otto anni i medici aspettano un nuovo contratto di lavoro, senza considerare che si lavora in condizioni non più sostenibili. Assistiamo a un rimpallo dalle varie istituzioni ad ogni livello con l’emanazione di norme che vengono definite di razionalizzazione, che in realtà significa togliere, abolire, cancellare nuovi medici, nuove strutture e nuovi ospedali”. “Voglio solo ricordare – conclude Leonzio – che oggi non esistono più direttori di struttura complessa, non esistono più responsabilità o progressioni di carriera, e questo implica un sacrifico ulteriore per chi oggi lavora. Dal 2010 a oggi novemila medici usciti dal lavoro non sono stati rimpiazzati, con interi reparti senza organico e con chi è in servizio costretto a supplire alle carenze di organico. Questo per dire che una volta la Sanità italiana era considerata un’eccellenza fra le prime nel mondo, oggi siamo invece al collasso”.