Lo stesso Mauro Febbo sottolinea “come quest’anno sia stato scandito da una serie di importanti provvedimenti di cui la Legge sui tartufi è solo l’ultimo prestigioso tassello. Nei mesi precedenti infatti erano state licenziate all’unanimità dal Consiglio Regionale altre leggi da me proposte e che riguardano aspetti rilevanti del comparto agricolo come l’agriturismo e il Marchio Abruzzo. Per questo importante risultato voglio ringraziare tutti i colleghi del Consiglio regionale per l’ottimo lavoro svolto sia in Terza Commissione Agricoltura sia in Aula. La nuova Legge sui tartufi si è resa necessaria per modernizzare l’intero settore e ci tengo a sottolineare come sia il frutto di un grande confronto, portato avanti in questo ultimo anno e mezzo dalla Direzione Politiche Agricole che è servito a recepire tutte le istanze del mondo micologico abruzzese. Sono state le stesse associazioni a sollecitare l’approvazione di questo provvedimento teso a rafforzare in modo significativo tutta la filiera produttiva con l’obiettivo di incentivare nuove possibilità di creare reddito e soprattutto di uscire dalle secche di una commercializzazione dominata dai tuberi umbri e piemontesi. L’Abruzzo può vantare un patrimonio ambientale particolarmente vocato alla produzione tartuficola anche, e soprattutto, delle specie pregiate. Negli ultimi 30 anni siamo passati da regione colonizzata da raccoglitori extraregionali a regione con quasi 40 ditte che commercializzano e trasformano tartufi e oltre 6.000 raccoglitori. E’ bene ricordare che l’Abruzzo in quanto a produzione di tartufi è la seconda regione d’Italia proprio alle spalle dell’Umbria. In concreto, abbiamo voluto creare le basi per una effettiva specializzazione che permetta al tartufo, così come è avvenuto per altre nostre eccellenze, si consolidi e diventi un prodotto tipico abruzzese”.
Il primo aspetto innovativo e di immediata attuazione è stabilire le procedure per il riconoscimento delle associazioni regionali al fine di coinvolgerle direttamente in sede di lavori per l’attuazione della Legge. Il testo disciplina la possibilità di limitare da parte della Regione, per questioni strettamente ambientali e ai fini della tutela ed incremento del patrimonio tartuficolo del territorio, la ricerca e la raccolta dei tartufi seguendo una rigoroso disciplina di consultazione scientifica. Abbiamo coinvolto produttori, raccoglitori, commercianti, trasformatori e ristoratori del settore dei tartufi per essere sicuri del lavoro che abbiamo portato avanti per una eccellenza che negli ultimi anni ha avuto un ruolo marginale e che invece merita una posizione di prestigio. Si potranno raccogliere e commercializzare per il consumo nove forme diverse di tartufo, appartenenti a sette specie distinte mentre si assicura una maggiore flessibilità attraverso la raccolta su tutto il territorio regionale, la variazione del calendario e delle quantità di raccolta giornaliere per esigenze legate alla tutela e all’incremento del patrimonio tartuficolo. Un altro importante aspetto innovativo è rappresentato dall’identificazione delle “Zone geografiche di raccolta e produzione”: ciò è possibile in quanto la Regione Abruzzo oggi, a differenza di tante altre Regioni, dispone della “Cartografia delle aree vocate”. La giunta regionale ha la possibilità di promuovere l’istituzione di un marchio di qualità e di origine del tartufo abruzzese e sostenere tutte quelle iniziative orientate alla promozione del prodotto quali attività di ricerca, sperimentazione, tutela, percorsi gastronomici dedicati. La tecnica di raccolta rimane pressoché invariata; viene eliminato l’uso dello zappetto (con una deroga per i Comuni dell’Alto Aquilano per il periodo invernale), rimane solo l’uso del vanghello mentre la validità del tesserino passa da 6 a 10 anni. Da segnalare una variazione importante rispetto alle norme in vigore relativamente alla tassa di concessione regionale che, a fronte dell’aumento previsto, prevede di destinare il 50% delle entrate ad attività inerenti la ricerca, sperimentazione, tutela e valorizzazione del tartufo istituendo, a tal proposito, uno specifico capitolo di spesa. Per evitare casi di sovrapposizioni e contrasti fra norme riconducibili ad Enti ed Istituzioni diverse, come Parchi e Comuni, si stabilisce che questi non possono imporre contributi aggiuntivi né diversificare gli stessi tra residenti o domiciliati e non.