Nel primo semestre del 2012 l’attività economica in Abruzzo si è ulteriormente indebolita. Per dirla con termini tecnici, ma a dir poco crudi, la fase congiunturale recessiva si è acuita. Ad affermarlo, senza mezzi termini, è la Banca d’Italia, che ha presentato oggi a Pescara l’aggiornamento de “L’economia dell’Abruzzo“.
Da una lettura attenta del documento emerge che i livelli produttivi dell’industria manifatturiera si sono ridotti, riflettendo la contrazione della domanda, e la propensione agli investimenti è rimasta modesta, mentre si è contratta la capacità produttiva tecnica.
Le esportazioni regionali sono diminuite in valore, risentendo in particolare del calo nel settore dei mezzo di trasporto, mentre nel comparto del made in Italy l’export ha continuato a ristagnare.
Nel settore delle costruzioni la contrazione dei livelli produttivi è stata più contenuta rispetto a quella avvenuta a livello nazionale. Il calo dei consumi delle famiglie abruzzesi, che risentono della continua perdita di potere d’acquisto e del basso livello del clima di fiducia, ha frenato l’attività delle imprese nel terziario.
L’occupazione si è mantenuta mediamente stabile nel primo semestre anche grazie all’elevato ricorso alla cassa integrazione guadagni, ma si è verificato un deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro. L’aumento del numero delle persone in cerca di occupazione ha determinato un marcato rialzo del tasso di disoccupazione.
I prestiti alle imprese si sono ridotti in tutti i settori, in particolare per le piccole imprese. La domanda di prestiti delle famiglie si è contratta, in particolare nella componente dei mutui per l’acquisto di abitazioni.
Peggiora anche la qualità del credito alle imprese, soprattutto nel settore delle costruzioni, mentre la raccolta bancaria presso la clientela retail ha mostrato un recupero nei primi sei mesi dell’anno.
Il risparmio delle famiglie si è orientato soprattutto verso i depositi bancari a scadenza protratta e i titoli di Stato e la domanda di azioni e obbligazioni è risultata in flessione.
In base ai dati del Cresa, su un campione di 420 imprese manifatturiere abruzzesi, nel primo semestre si sono accentuate le difficoltà emerse nel 2011, la domanda si è indebolita (in particolare gli ordini interni sono calati del 6,5 per cento e quelli esteri dell’1,2 per cento), la produzione si è contratta del 6 per cento rispetto ai primi sei mesi del 2011 in tutti i principali settori ad eccezione dell’alimentare. Segnali negativi arrivano, su questo fronte, anche dal sondaggio congiunturale delle filiali di Banca d’Italia condotto a settembre e ottobre. Sono state 110 le imprese della regione che hanno composto il campione (con almeno 20 addetti) e più del 50 per centro ha segnalato una riduzione delle vendite mentre solo il 30 per cento circa ha registrato un incremento. La produzione è stata segnalata stabile nell’ultima parte dell’anno anche se i ritmi produttivi sono inferiori al periodo pre-crisi. Due terzi delle imprese hanno dichiarato di aver effettuato investimenti in linea con le previsioni fatte a fine 2011. Le previsioni sull’evoluzione della domanda di lavoro nel 2012 restano sfavorevoli e c’è pessimismo sul futuro: il 30 per cento delle imprese si aspetta un peggiormaneto delle condizioni del mercato di riferimento (solo il 20 per cento e’ ottimista).
Sul versante delle esportazioni, nei primi sei mesi sono diminuite del 4,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011, in particolare verso i Paesi dell’area euro (- 9,5 per cento) e nel dettaglio verso Francia e Spagna. Verso gli Usa è stato registrato un meno 3,6 per cento e verso i Paesi asiatici c’è stato un più 8,6 per cento, grazie alla Cina.
Su 154 imprese edili nei primi sei mesi di quest’anno la produzione in questo settore è diminuita del 2 per cento (le imprese attive sono 20.149, mentre a giugno 2011 erano 20.465, e la diminuzione è avvenuta in particolare nel teramano e nel pescarese mentre nell’aquilano la situazione è pressochè invariata). Il numero dei bandi di gara per le opere pubbliche è diminuito del 24 per cento. Sempre in questo campo, ma sul versante immobiliare, le compravendite per il residenziale sono scese del 22,1 per cento, con lo stesso andamento nelle quattro province.