“La minor crescita dei primi nove mesi del 2012 rispetto al valore nazionale” prosegue “non è un evento episodico ma un trend che continua da anni. Infatti, tra il 2001 e il 2011 le imprese sono cresciute in Abruzzo del 6,07%, mentre in Italia del 7,71%: con uno spread negativo per la nostra regione, rispetto all’Italia, di 1,64 punti percentuali”.
Epicentro di questa vera e propria “crescita zero” del mondo delle imprese sono, come detto, le aree interne della regione: ovvero, una provincia montana, come L’Aquila, ed un’altra, come Chieti, che presenta nell’entroterra importanti siti produttivi. Sono loro, infatti, a realizzare i peggiori risultati, con 195 e 119 unità in meno; mentre Teramano e Pescarese, ovvero territori nei quali la presenza costiera è nettamente predominante nell’economia, sono cresciuti di 120 e 198 unità.
“Ma pure in questo caso” avverte Ronci “non si tratta di un evento episodico ma di un trend che dura da anni: tra il 2001 e il 2011 le imprese di Pescara (+10,91%) e Teramo (+9,52%) sono aumentate più di quelle italiane (+7,71%) mentre quelle dell’Aquila (+6,73%) e soprattutto di Chieti (+0,11%) sono cresciute assai meno».
Quanto ai settori, l’agricoltura (-515 unità in totale, con la provincia di Chieti a pagare il dazio maggiore a causa delle 305 imprese in meno) continua a registrare pesanti perdite, mentre pure i settori delle costruzioni (-124) e dell’industria manifatturiera (-85) segnalano decrementi consistenti. Incrementi, al contrario, si verificano infine in settori come i servizi (311, con la migliore performance assegnata a Teramo, grazie a 120 imprese in più), le attività ricettive (282, con Pescara leader grazie a 86 nuove imprese), il commercio (71) e l’energia (55).