Imprese, cresce lo squilibrio tra Abruzzo interno e costiero

impreseIn un Abruzzo a “crescita zero” aumenta la disuguaglianza tra costa ed aree interne. Lo rileva uno studio sulla dinamica delle imprese nei primi nove mesi dell’anno, realizzato per la Cna regionale da Aldo Ronci. Secondo Ronci (che nei giorni scorsi aveva diffuso una analisi relativa al settore artigiano, che nello stesso periodo ha fatto segnare una flessione di 613 unità) “in Abruzzo, dopo che per due anni, il 2010 e il 2011, si era registrata una crescita elevata del totale delle imprese, nei primi nove mesi del 2012 si è verificato un incremento di appena 4 unità. Una cifra che segna il risultato peggiore degli ultimi dieci anni, e che si traduce in una crescita percentuale pari a zero, contro un incremento nazionale dello 0,33 per cento”.

“La minor crescita dei primi nove mesi del 2012 rispetto al valore nazionale” prosegue “non è un evento episodico ma un trend che continua da anni. Infatti, tra il 2001 e il 2011 le imprese sono cresciute in Abruzzo del 6,07%, mentre in Italia del 7,71%: con uno spread negativo per la nostra regione, rispetto all’Italia, di 1,64 punti percentuali”.

Epicentro di questa vera e propria “crescita zero” del mondo delle imprese sono, come detto, le aree interne della regione: ovvero, una provincia montana, come L’Aquila, ed un’altra, come Chieti, che presenta nell’entroterra importanti siti produttivi. Sono loro, infatti, a realizzare i peggiori risultati, con 195 e 119 unità in meno; mentre Teramano e Pescarese, ovvero territori nei quali la presenza costiera è nettamente predominante nell’economia, sono cresciuti di 120 e 198 unità.

“Ma pure in questo caso” avverte Ronci “non si tratta di un evento episodico ma di un trend che dura da anni: tra il 2001 e il 2011 le imprese di Pescara (+10,91%) e Teramo (+9,52%) sono aumentate più di quelle italiane (+7,71%) mentre quelle dell’Aquila (+6,73%) e soprattutto di Chieti (+0,11%) sono cresciute assai meno».

Quanto ai settori, l’agricoltura (-515 unità in totale, con la provincia di Chieti a pagare il dazio maggiore a causa delle 305 imprese in meno) continua a registrare pesanti perdite, mentre pure i settori delle costruzioni (-124) e dell’industria manifatturiera (-85) segnalano decrementi consistenti. Incrementi, al contrario, si verificano infine in settori come i servizi (311, con la migliore performance assegnata a Teramo, grazie a 120 imprese in più), le attività ricettive (282, con Pescara leader grazie a 86 nuove imprese), il commercio (71) e l’energia (55).

Gestione cookie