In sostanza, nulla di nuovo rispetto a quanto indicato dal Consiglio delle Autonomie Locali. Proposta che il Governo ha recepito in pieno, anche in considerazione del “silenzio-assenso” della Regione.
Una Regione che, in realtà, si era espressa sull’abolizione totale delle Province, indicazione questa che era apparsa ai più “pilatesca”.
Quella presa oggi dal Consiglio dei Ministri, dunque, è la decisione definitiva.
“Un risultato che ha tenuto conto dei pareri di tutti i protagonisti del territorio” commenta il presidente del Cal, Antonio Del Corvo. “Una soluzione che nasce dalle caratteristiche geografiche, economiche e sociali di due comprensori che presentano delle analogie, che unite possono fare leva sullo sviluppo e la valorizzazione della nostra terra”.
Ma, c’è ancora un ma. La risoluzione approvata in Consiglio Regionale, infatti, prevedeva, oltre all’abolizione, anche un mandato dato al presidente Gianni Chiodi di “impugnare dinanzi alla Corte costituzionale qualsiasi ipotesi di accorpamento dovesse essere decisa dal Governo”. Passo che, a questo punto, stando agli “accordi” dovrebbe essere messo a punto.
In Italia i passerà dalle attuali 86 Province, nelle regioni a statuto ordinario, a 51 province comprensive delle città metropolitane. “Un processo irreversibile” commenta il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, il quale annuncia che da gennaio verranno meno le giunte provinciali, non più di tre consiglieri delegati dal presidente gestiranno la fase di transizione e, infine, saranno indette per novembre 2013 le elezioni per il rinnovo dei nuovi organismi. “ Le Province ridisegnate dalla riforma” ha aggiunto il ministro “saranno nuove per dimensioni e per sistema di governance. La riforma si ispira ai modelli di governo europei. In tutti i principali Paesi Ue, infatti, ci sono tre livelli di governo. Il provvedimento consente inoltre una razionalizzazione delle competenze, soprattutto nella gestione delle strade o delle scuole”.
Sempre a partire dal 1 gennaio del 2014 diventeranno operative anche le Città metropolitane che sostituiranno le province nei maggiori poli urbani del Paese. Infine gli organi politici devono avere sede esclusivamente nelle città capoluogo.
“Il riordino delle Province” si legge infine, in una nota di Palazzo Chigi “è il primo tassello di una riforma più ampia che prevede la riorganizzazione degli uffici territoriali di governo in base al nuovo assetto. Anche gli altri uffici su base provinciale, dunque, saranno di fatto dimezzati”.
Questa nel dettaglio la nuova mappa delle province italiane ridisegnata dal decreto approvato dal governo.
PIEMONTE: Torino, Cuneo, Asti-Alessandria, Novara-Verbano-Cusio-Ossola, Biella-Vercelli
LIGURIA: Imperia-Savona, Genova, La Spezia
LOMBARDIA: Milano-Monza-Brianza, Brescia, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco, Sondrio, Bergamo, Pavia
VENETO: Verona-Rovigo, Vicenza, Padova-Treviso, Belluno, Venezia
EMILIA ROMAGNA: Piacenza-Parma; Reggio Emilia-Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna-Forli’-Cesena-Rimini
TOSCANA: Firenze-Pistoia-Prato, Arezzo, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno
MARCHE: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata-Fermo-Ascoli Piceno
UMBRIA: Perugia-Terni
LAZIO: Roma, Viterbo-Rieti, Latina-Frosinone
ABRUZZO: L’Aquila-Teramo, Pescara-Chieti
MOLISE: Campobasso-Isernia
CAMPANIA: Napoli, Caserta, Benevento-Avellino, Salerno
PUGLIA: Bari, Foggia-Andria-Barletta-Trani, Taranto-Brindisi, Lecce
BASILICATA: Potenza-Matera
CALABRIA: Cosenza, Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia, Reggio Calabria
Le Regioni a statuto speciale non sono al momento state toccate dalla riforma. Ci sono ancora sei mesi di tempo per intervenire.
VALTER CATARRA, PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI TERAMO. “Una confusione pazzesca, in puro stile governo Monti. Tecnici che nel chiuso delle loro stanze, senza conoscere l’Italia nella sua essenza istituzionale, rappresentata da un’architettura territoriale di enti locali, prendono decisioni contraddittorie e con il rischio di innescare effetti paradossali. Come era prevedibile non hanno affatto preso in considerazione la risoluzione del Consiglio regionale: Teramo viene accorpata all’Aquila, come è sempre stato nelle intenzioni del Governo. Come ho sempre sostenuto sin dall’inizio nessuna pregiudiziale nei confronti dei fratelli aquilani, ma non c’è dubbio che con questo decreto il territorio provinciale perderà numerosi presidi istituzionali e la città di Teramo lo status di capoluogo. Ad una prima lettura e stando alle dichiarazioni che il ministro Patroni Griffi twitta, oltre all’eliminazione delle giunte, sarebbe prevista l’indizione delle elezioni di secondo livello a novembre 2013, quando i sindaci, a pochi mesi dalla scadenza dei loro mandati, dovrebbero nominare la “governance” delle nuove province. Intanto, come sta accadendo alla quasi totalità delle province italiane, a prescindere da chi resta e da chi se ne va, anch’io, come molti altri presidenti hanno già fatto, nei prossimi giorni mi recherò dal prefetto di Teramo per la consegna della documentazione finanziaria dell’Ente, da cui si evince il devastante impatto sui servizi di primi necessità causato della riduzione di fondi e sottrazioni di tributi. Andrò dal Prefetto, come massimo rappresentante del Governo, perché la nostra Provincia come, ripeto, tante altre in Italia, sin da ora non è in grado di garantire nemmeno la copertura di un piano neve ed è bene che si sappia che, in caso di emergenza o di una semplice nevicata, non avremo i fondi per adempiere alle normali funzioni”. Intanto, questa mattina il presidente Catarra, insieme all’Assessore al Lavoro, Eva Guardiani, e agli altri tre presidenti delle Province abruzzesi, ha incontrato l’assessore regionale al lavoro, Paolo Gatti, per un confronto sulla bozza del nuovo Testo unico del Welfare. A questo proposito il presidente Catarra esprime la sua sostanziale convergenza con l’ipotesi illustrata dall’assessore Gatti: “Sono state prese in considerazione le osservazioni avanzate dalla Province, che attualmente gestiscono i centri per l’impiego e nella nuova proposta la Regione mantiene le funzioni relative alle politiche attive del lavoro e ai Cpi, ma prevede la possibilità di delegarle alle Province almeno fino a quando queste saranno in essere”.
Enrico Di Giuseppantonio, presidente della Provincia di Chieti. “Come purtroppo temevo, la Provincia Chieti esce fortemente penalizzata dal riordino delle Province appena varato dal Governo: subisce la più grande ingiustizia nell’ambito di questo provvedimento perché è l’unica Provincia che aveva i requisiti fissati dal governo per confermarsi tale, requisiti che di fatto sono stati cancellati quando si è trattato di decidere i nuovi assetti. Il decreto del Governo deve essere convertito in legge e mi auguro che a questo punto sia il Parlamento a fare giustizia. Per quanto riguarda la ripartizione che si è determinata, la decisione del Governo ha di fatto accolto la proposta partorita dal CAL sulla quale solo il Consiglio regionale sarebbe potuto intervenire in maniera incisiva mentre, come sappiamo, ha deciso di non decidere proponendo un impraticabile azzeramento delle Province. A questo punto il Governo tenga conto che dovrà decidere se continuare ad assicurare la governabilità degli enti e dunque l’erogazione dei servizi ai cittadini: sia chiaro, allora, che i paventati tagli nei trasferimenti di fondi agli enti locali, rispettivamente per 500 milioni e per 1,5 milioni di euro, finiranno solo per paralizzare definitivamente qualsiasi attività ed acuire a dismisura la crisi che già i territori vivono”.
Fabrizio Di Stefano, senatore Pdl. “Ritengo fin troppo frettolosa la volontà del Governo di provvedere ad approvare il Decreto sul Riordino delle province, oltretutto anche
prima della discussione dei ricorsi presentati da numerose regioni e province che si dovrebbero discutere sin dalla settimana prossima. Così facendo si è disavvenuto anche ad un invito formale ad attendere la discussione dei ricorsi che, unitamente ad altri Senatori , avevamo indirizzato al Ministro. Lo ritengo sbagliato, quindi, sia per il modo che per la forma. Nel passaggio di conversione a questo punto cercherò ,raccordandomi non solo con i colleghi abruzzesi , ma anche di altre regioni , di fare fronte comune, affinché possa essere modificato, salvaguardando quelle province che hanno i requisiti per restare tali. Sto ad ogni modo valutando anche altre iniziative nel merito. E, preciso fin d’ora che, qualora il Governo intendesse porre l’ennesima fiducia sul provvedimento, lo stesso non troverà il mio assenso, ma credo nemmeno quello di tanti altri Parlamentari”.
Silvio Paolucci, segretario regionale Pd. “Con le due nuove Province Il governo ha fatto la scelta più naturale, la stessa che con coraggio la segreteria regionale del Pd aveva proposto da tempo. Nessun territorio esca sconfitto da questa vicenda: l’unico perdente è il Pdl, che con i suoi sindaci ed i presidenti delle attuali Province, ha messo in scena un teatrino stucchevole che ha davvero rappresentato un punto basso del dibattito politico abruzzese. Il Pdl ha dimostrato semplicemente di essere incapace di dare qualunque risposta unitaria persino ora che ha fra le mani il governo delle tre città maggiormente coinvolte, delle quattro Province e della Regione. Un Pdl preso ad alimentare un campanilismo non più alimentabile dalla spesa pubblica come nel passato, ed intrappolato dalla logica della preferenza unica come se la difesa del campanile e il qualunquismo fossero elementi determinanti del consenso individuale. Gli abruzzesi sono ormai molto più avanti di questa destra. Ora è necessario un accordo forte fra le città capoluogo, affinché la ridefinizione dei poteri diventi un’opportunità per disegnare un nuovo assetto funzionale al nostro territorio a partire dai servizi alle persone”.
Roberto Santuccione, leader del movimento Pescara Capoluogo d’Abruzzo. “Vigilia di Halloween amara per il sindaco teatino che torna a casa a mani vuote dopo lo sciopero della fame più breve della storia. Non è bastato un cartello al collo e saltare un paio di pasti al sindaco di Chieti, per bypassare Pescara nel riordino delle province voluto dal governo. La nuova provincia Pescara-Chieti avrà la città adriatica come capoluogo. Era prevedibile che la proposta del sindaco teatino non sarebbe stata neanche presa in considerazione dal governo. Non bastano una fascia tricolore e un cartello auto-enfatizzante ne’ saltare un paio di pasti per ottenere l’impossibile. La maggior parte dei comuni nell’ormai ex provincia di Chieti, già da tempo chiedono di avere Pescara come punto di riferimento. Da oggi Pescara ed il nostro movimento, potranno contare su un ulteriore supporto, dopo quello dei molisani e dei marsicani già ampiamente consolidato, per la riorganizzazione dell’intera regione dopo la prossima tornata elettorale”.
Camillo D’Alessandro, capogruppo regionale Pd. “Una risata da Roma ha sepolto la buffonata votata dal Consiglio regionale. Una non decisone tipica di un non Presidente è durata una decina di giorni. Ora Brucchi e Chiodi, che hanno ingannato, innanzitutto i teramani e poi tutti gli abruzzesi, si dimettano e vadano a casa. Come farà Chiodi ad essere credibile nella trattativa con il Governo? Gli diranno che l’Abruzzo non ha fatto nessuna proposta, quindi arrivederci e grazie. La seconda risata se la faranno con la seconda finzione, che spazzerà via la finta minaccia del ricorso alla Corte Costituzionale. Quando la Corte si pronuncerà già sarà tutto fatto, deciso e chiuso. Ora gli abruzzesi sanno definitivamente di quale pasta è fatto Chiodi, il presidente al cui cospetto Ponzio Pilato era un decisionista”.
Robert Verrocchio, segretario provinciale Pd Teramo. “Il centrodestra teramano ha la piena responsabilità di non aver fatto nulla per evitare che il governo decidesse di istituire le due province in Abruzzo. Nelle settimane scorse il Pdl, partendo da Brucchi per arrivare fino a Chiodi, ha solo messo in campo una serie di spot ben sapendo che non stavano né in cielo né in terra, evitando accuratamente di esercitare il loro potere decisionale, e scaricando sul governo quelle che sarebbero dovute essere le loro responsabilità. Il nostro partito, tutto il nostro partito, è sempre stato in maniera compatta a favore della provincia unica con sette sub-ambiti, che ritenevamo e riteniamo la migliore soluzione per l’Abruzzo. Sarebbe stata una scelta concreta, seria e praticabile. Il Pdl ha invece deciso di non decidere, nonostante sia al governo a tutti i livelli della regione. Mentre Chiodi lasciava scivolare la responsabilità della scelta sul governo, il sindaco di Teramo allestiva il suo set televisivo fuori dal consiglio regionale, evitando di mettere in campo una proposta seria e sapendo alla perfezione che così facendo si sarebbe spianata la strada per l’accorpamento di Teramo all’Aquila. La verità è una sola: al di là delle varie trovate propagandistiche Brucchi non ha fatto nulla di concreto perché Teramo non perdesse la sua funzione di capoluogo, con tutto quello che ne conseguirà in futuro. Chiodi non ha fatto nulla per evitare il conflitto tra territori che si è creato e che si verrà a creare nel prossimo futuro. Stessa difesa di facciata per il ricorso alla Corte Costituzionale, che con molta probabilità verrà rigettato. Ricordiamo che non stiamo parlando della perdita di una istituzione, la Provincia, che con la nuova legge sarà svuotata di tutte le funzioni di sostanza, ma si tratta di difendere un’adeguata presenza dei servizi sul nostro territorio, e su questo il Pd di Teramo continuerà a far sentire la sua voce”.
Luigi Albore Mascia, sindaco di Pescara. “Attendiamo di conoscere per intero il contenuto del Decreto che a questo punto, come del resto previsto dalla legge, assegnerà alle città più popolose, quindi a Pescara, il ruolo di capoluogo della futura Provincia. Un ruolo che siamo pronti a svolgere senza però alcuna mortificazione degli altri territori coinvolti in questo delicato processo di riforma che ci chiede e ci impone un salto di qualità, superando campanilismi e provincialismi, una qualità che già appartiene a Pescara. Comprendo i timori di vedere territori desertificati, a fronte di una Spending Review in cui la riduzione delle Province sembra essere solo il preludio di provvedimenti ben più impattanti e che potrebbero determinare la chiusura di altri uffici pubblici, come Prefetture, questure, Tribunali e altro ancora, in nome di quel risparmio che però potrebbe tradursi nel sacrificio di posti di lavoro e del relativo indotto. Quei timori, sia chiaro, sono anche i miei, e per tale ragione ho continuato a difendere per mesi, con il Presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, la tesi della creazione della grande provincia Appennino-Adriatica. Ma di fatto la nostra proposta si è scontrata contro quella degli amici delle altre Province e, in ultimo, ci siamo rimessi al voto del Cal che ha approvato la soluzione oggi sposata dallo stesso Governo, ossia l’accorpamento di Pescara con Chieti e di Teramo con l’Aquila. Ora attendiamo di leggere per intero il Decreto, ma mi sembra che ci siano ristretti margini di manovra, considerando le tappe forzate già fissate nel Decreto. Tali scadenze ci impongono ora un lavoro intenso, che fa capo anche alle amministrazioni comunali, al fine di garantire la continuità dei servizi, senza mortificare le singole identità territoriali”.
Maurizio Brucchi, sindaco di Teramo. “Se fino ad oggi lo slogan era ‘Tutti a L’Aquila’, da adesso diventa ‘Tutti a Roma’. La battaglia per salvaguardare la provincia di Teramo non si ferma, anzi ora trova un ulteriore impulso. Il Governo, con la decisione odierna, ha innanzitutto mortificato i territori; è grave, infatti, che abbia tirato dritto senza tener minimamente conto delle istanze presentate. Si tratta di una manifestazione di prepotenza che irrita perché prevarica ragioni e motivazioni addotte con determinazione e diffusa consapevolezza. Debbo confessare che trova conferma l’impressione da me avuta sin dall’inizio, e cioè che il Governo avesse in realtà già preso la sua decisione. Così abbiamo lavorato tutti questi mesi per nulla, organizzando riunioni e incontri, producendo documenti, avanzando proposte: tutto è stato inutile e si conferma, appunto, ciò che per rispetto istituzionale, fino ad oggi avevo solo velatamente accennato. A questo punto, ritengo che la Regione Abruzzo, come da impegno assunto, dovrà presentare ricorso alla Corte Costituzionale. Il Decreto del Governo dovrà ora passare al vaglio di Camera e Senato. E sarà lì che faremo sentire la nostra voce. Intendo chiamare a raccolta da tutta Italia i Sindaci dei territori cancellati, affinché ci si ritrovi assieme a Roma nei giorni in cui le Camere svolgeranno il dibattito per dare così vigore ad una battaglia che andrà compiuta collegialmente. Ribadisco la posizione già espressa e nota: noi chiediamo la cancellazione di tutte le province con la conseguente redistribuzione delle funzioni nei territori”.
Antonio Menna, Capogruppo Udc in Regione. “Sono stato facile profeta, e del resto non potrebbe essere diversamente in questa regione, quando sostenevo che l’Abruzzo avendo deciso di non decidere sul numero delle Province in Consiglio regionale avrebbe causato più danni che benefici per il nostro territorio. Ed ecco che la frittata è stata fatta. Invece di poterne avere tre (L’Aquila, Pescara-Teramo e Chieti), ora ce ne ritroviamo solo due. Come sempre la superficialità con la quale sono state affrontate le questioni così importanti produce risultati che sono sotto i nostri occhi. Se ci fosse stato un diverso atteggiamento della Regione Abruzzo e dal suo governatore Chiodi sono certo che la situazione di partenza sarebbe stata sicuramente diversa e il governo avrebbe tenuto conto, come ha fatto con altre regioni italiane, delle preziose indicazioni arrivate dall’attività dei Cal e delle Regioni. Ma così non è stato e ora ci troviamo con questi risultati che a essere soprattutto penalizzata e’ la Provincia di Chieti che aveva entrambi i requisiti: estensione del territorio e popolazione. Il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, deve ora ringraziare la maggioranza di centrodestra che governa il Consiglio regionale”.
Nazario Pagano, presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo. “Con l’approvazione del decreto sul riordino delle province, ora ci attende una sfida ancora più importante: ridisegnare un Abruzzo moderno e competitivo. Dopo questa riforma compito delle istituzioni locali sarà quello di condividere un progetto istituzionale finalizzato a ridistribuire sul territorio servizi e opportunità di sviluppo; processo che deve essere attuato immediatamente, evitando soprattutto localismi. E’ questa la sfida che dobbiamo vincere per rendere l’Abruzzo moderno. Colgo l’occasione per ringraziare i quattro presidenti delle province abruzzesi che hanno dimostrato un forte e autentico attaccamento verso i loro territori, e, non per ultimo, i componenti del Consiglio delle Autonomie Locali, istituzione, che oggi rappresenta un patrimonio di notevole valore”.
Luciano Monticelli, sindaco di Pineto. “Il Governo ha scelto di accorpare Teramo a L’Aquila e Chieti a Pescara: la Regione ha la responsabilità di non aver fatto nulla per evitare questo. Come componente del Cal avevo fatto due proposte per salvare la nostra provincia, quella cioè di ricorrere alla Corte Costituzionale per quanto riguarda l’articolo 17 della legge 135 e quello di abolire tutte le province, nessuna esclusa, convinto che il mantenimento di una o dell’altra avrebbe scatenato soltanto un’inutile guerra di campanile. La Regione Abruzzo, mi duole dirlo, non ha fatto altro che lavarsi le mani lasciando scivolare la responsabilità della scelta sul governo. Ho intenzione di iniziare un nuovo percorso per accorpare il mio capoluogo a Pescara e non a L’Aquila. Ne parlerò con gli altri sindaci perché si faccia qualcosa in merito. Nel frattempo rinnovo il dialogo con i cittadini: chiunque voglia può scrivere nell’apposito link del sito istituzionale del Comune di Pineto o proporre suggerimenti anche tramite la mia pagina Facebook o scrivendo all’indirizzo sindaco@comune.pineto.te.it”.
Berardo Rabbuffo, consigliere regionale Fli. “Una riforma che sarà attiva dal 2014, favorita dall’incapacità decisionale del Pdl, dalla sua volontà di non assumersi responsabilità sul futuro dell’Abruzzo e lasciare carta bianca al Governo. Ma il Pdl e l’intero Consiglio Regionale non hanno avuto la forza di pensare solo ed esclusivamente al futuro dell’Abruzzo e alla salvaguardia dei territori, preferendo adottare una soluzione pilatesca che di fatto ha dato il via libera all’accorpamento già deciso dal Governo Monti. Nella critica all’impasse decisionale del Pdl e del Consiglio Regionale Rabbuffo commenta duramente anche l’eventuale ricorso costituzionale annunciato da Chiodi nel caso in cui il Governo avesse bocciato la richiesta avanzata dall’assise”.
Alessandro Carbone, Fli Chieti. “Se ci fosse stato un diverso atteggiamento della Regione Abruzzo sono certo che la situazione di partenza sarebbe stata sicuramente diversa e il governo avrebbe tenuto conto, come ha fatto con altre regioni italiane, delle preziose indicazioni arrivate dall’attività dei Cal e delle Regioni. Adesso ci troviamo di fronte a questi risultati e ad essere penalizzata è sopratutto la Provincia di Chieti che aveva entrambi i requisiti: estensione del territorio e popolazione. Il Decreto del Governo dovrà ora passare al vaglio di Camera e Senato e nel passaggio di conversione mi auguro che i parlamentari espressione del nostro territorio facciano fronte comune affinché possa essere modificato, salvaguardando quelle province che hanno i requisiti per restare tali come la provincia di Chieti”.
Associazione culturale Teramo Nostra. “Colpi di mano di discutibili personaggi all’interno di commissioni parlamentari e gruppi di manutengoli politici vogliono destabilizzare l’impalcatura democratica che parte dai Comuni attraverso le Province, nella definizione della geografia dell’Italia. I personaggi ambigui della politica teramana che non difendono il territorio, favorendo nel tempo la liquidazione di esso, verranno indicati quali responsabili ai cittadini. Facciamo l’elenco di chi ha difeso e chi no, avviando lo smantellamento della Provincia con la svendita del Consorzio Agrario a Pescara, il Parco Gran Sasso Monti della Laga all’Aquila, il Monopolio di Stato a Pescara, la Direzione dell’Enel tra L’Aquila e Pescara e oggi i successivi smantellamenti di Prefettura, Questura, INAIL, INPS, Motorizzazione Civile, Guardia di Finanza, Comando dei Carabinieri, Camera di Commercio, Provveditorato agli Studi, Ufficio delle Entrate e Catasto. Chiediamo pertanto al senatore Paolo Tancredi, all’onorevole Carla Castellani, all’onorevole Tommaso Ginoble e all’onorevole Augusto Di Stanislao di intervenire, prescindendo dal senatore Pastore presso il Governo Monti, affinché le ragioni della Provincia di Teramo vengano riconsiderate. Ricordiamo al presidente Gianni Chiodi di fare il ricorso alla Corte Costituzionale, a Robert Verrocchio di essere più presente a tempo debito con i cittadini teramani e condividiamo la preoccupazione del sindaco Maurizio Brucchi per un’ulteriore protesta a cui noi ci associamo per difendere Teramo, avendo forti ragioni da far valere. Teramo Nostra si mobilita per andare a Roma e far valere la centralità del nostro capoluogo nel territorio provinciale, unico esempio calzante dell’intero Abruzzo.