Eliminazione Province. In Abruzzo “rischiano” Teramo e Pescara

 

tagli_alle_provinceAbruzzo. I criteri per l’abolizione si conoscono già, i tempi non sono ancora certi, servono ancora dei giorni per consentire un minimo di discussione con Regioni e Comuni, ma entro l’anno la mappa della geografia amministrativa dell’Italia sarà definitivamente cambiata.

I parametri dettati dal ministro Patroni Griffi sono chiari: sotto i 350 mila abitanti e i 3 mila kmq di superficie, la Provincia deve essere eliminata, a meno che non sia capoluogo di Regione. Non è chiaro che Province contermini, che non hanno più i requisiti per permanere come entità amministrativa, possano fondersi tra loro o debbano obbligatoriamente unirsi ad una Provincia “superstite”, fatto sta che, in Abruzzo, Pescara e Teramo sono nella lista nera.

Ma mentre a Pescara il dibattito sembra essersi acceso (accorparsi con Chieti, visto che una sorta di “area metropolitana” già esiste? O lottare per mantenere, in funzione dell’importanza della cittadina adriatica, l’entità amministrativa?), Teramo sembra non essersi accorta dell’imminente cambiamento. Infatti, salvo qualche sporadico intervento del presidente della Provincia Catarra, sull’importanza del permanere degli Enti Provincia, sulla eventuale fusione con Pescara o, come si ipotizza, con L’Aquila, tutto tace.

Nessuno sembra rendersi conto che la perdita del ruolo di Provincia, per Teramo, che ci si unisca a Pescara o L’Aquila, vorrebbe dire perdere Prefettura, Ufficio del Territorio, Agenzia delle Entrante, INPS, INAIL, Ordini Professionali, Tribunale, Questura, ecc., ecc., o, alla meno peggio, un fortissimo ridimensionamento di tutti quei servizi territoriali legati alla Provincia stessa.

A ricevere un colpo durissimo da tutto questo sarebbe proprio l’attuale città capoluogo, che da anni ha puntato sui servizi, trascurando vocazioni turistico-produttive, magari legate ad eventi culturali di prestigio, preferendo sopravvivere grazie ai servizi legati all’essere capoluogo di Provincia. 

Ma sia che ci si unisca con Pescara (forse territorialmente e storicamente più sensato) che con L’Aquila, la nostra città, da sempre Cenerentola d’Abruzzo (e sarebbe utile riflettere sul perchè di questo ruolo), verrebbe sicuramente “schiacciata” dal peso delle due città, più forti politicamente, territorialmente ed economicamente.

Soluzioni? Dovrebbero essere cercate dalle istituzioni ma, ripetiamo, Provincia e Comuni teramani sembrano non preoccuparsi di quello che sarà il futuro. Ma anche il tessuto culturale-economico-sociale teramano dorme sonni tranquilli, forse nella speranza che, come al solito, nulla cambierà. E qualcuno pensa anche a proporre l’unione con Ascoli Piceno, altra Provincia a rischio di eliminazione… ma parliamo di un altra Regione e, nei programmi di Governo, i confini regionali non sembra che debbano essere cambiati, almeno nel breve periodo.

 

La nota di Pescara Capoluogo d’Abruzzo. Le Province italiane saranno dimezzate: passeranno dalle attuali 110 a 50. Così vuole la spending review governativa che ha colpito pesantemente la sanità e le amministrazioni pubbliche per risparmiare qualche miliardo di euro entro i prossimi anni. Secondo i parametri messi a punto dall’armata dei ”fantastici tecnici”, Pescara e la sua provincia dovrebbe passare a Chieti. Questo bislacco progetto, oltre che vedere scontentissimi i Cittadini del Capoluogo adriatico, non viene affatto visto di buon occhio dai Cittadini dei comuni della costa teramana.  Roberto Santuccione, presidente di Pescara Capoluogo d’Abruzzo, ha lanciato un appello ai cittadini della costa teramana, affinchè si adoperino per chiedere l’annessione dei loro comuni a Pescara, salvaguardando così identità, cultura ed economia.  “La costa teramana ha sempre avuto Pescara come punto di riferimento” sottolinea il presidente del movimento biancazzurro “e sappiamo con certezza che quasi tutti si riconoscono in Pescara, sia come usi e costumi che come mentalita’ commerciale ed imprenditoriale. Ci auguriamo che questo tentato colpo di scure governativo si trasformi nella piu’ grande occasione mai capitata alla costa abruzzese per creare una vera, grande ed invidiabile città metropolitana”.

 

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI PESCARA, GUERINO TESTA. “Prima di procedere alla soppressione della Provincia di Pescara si dovrebbe promuovere una riflessione seria, tenendo conto di alcuni fattori diversi da quelli ipotizzati dal Governo. Cancellare con un colpo di spugna una Provincia come quella di Pescara basandosi solo su criteri numerici appare quasi una follia, e lo stesso va detto sicuramente anche per le altre Province che rischiano di scomparire. Lo dico riferendomi, ad esempio, all’indicatore relativo alla popolazione residente di cui tiene conto il Governo: ogni giorno a Pescara arrivano e lavorano moltissime persone da altre zone, e d’estate le presenze sono elevatissime, per cui il dato dei residenti è solo indicativo. Se dico no alla soppressione è perchè non credo possa essere cancellata l’identità della Provincia di Pescara, che è attiva, vitale, dinamica, economicamente più vivace delle altre. Si è sempre detto che Pescara è il vero capoluogo di questa regione, quanto meno dal punto di vista economico, e non è mia intenzione scippare il titolo a L’Aquila che anzi merita in questo momento un’attenzione massima. Ma non si può neppure ipotizzare di spazzare via questa realtà costruita negli anni dai pescaresi senza promuovere prima un approfondimento serio. La centralità di un territorio non si “resetta” così. Altro discorso è il taglio delle spese: sono d’accordissimo, gli sprechi vanno azzerati, e la Provincia di Pescara negli ultimi due anni ha fatto a meno di 5 milioni di euro, tagliati dal Governo. Insomma, il Governo ha già tolto molto a questo ente, privandolo della possibilità di eseguire interventi importanti nei 46 comuni, ad esempio nelle scuole e sulle strade, e con questo voglio mettere in evidenza che la spending review per noi è cominciata già da un pezzo, nonostante nessuno lo dica. Sempre parlando di spending review tutti sanno che lo scorso anno, con il presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio, ho proposto l’accorpamento di taluni servizi con la Provincia di Chieti. Sarebbe opportuno – prima di compiere scelte azzardate – avviare un discorso ragionato, che interessi ogni singola regione e ogni singolo territorio, senza correre frettolosamente verso un risultato che sarebbe solo ragioneristico. So bene che in questa fase una richiesta del genere può sembrare un disperato tentativo di difesa di una poltrona o di un incarico di prestigio. Non è così: ciò che va preservato non è questo ma ben altro”.

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