Sospendere l’emanazione del decreto della direttiva Bolkestein. Questo chiede Luciano Monticelli, in veste di delegato nazionale Anci per il Demanio Marittimo, che ha scritto al presidente del Consiglio Mario Monti.
Egregio Presidente del Consiglio,
come noto la Direttiva 2006/123/Ce, meglio conosciuta come direttiva Bolkestein o più semplicemente Direttiva servizi, si propone come un provvedimento quadro che pone regole generali e lascia agli Stati membri la decisione su come meglio applicare i principi da essa enunciati.
Per effetto della “direttiva servizi”, le concessioni sul demanio marittimo non potranno più essere rinnovate automaticamente, non valendo più il diritto di insistenza, ma anzi dovranno essere oggetto di un bando con procedura di evidenza pubblica alla scadenza temporale di ogni concessione.
Le nostre imprese balneari sono tipicità nazionali a tutti gli effetti e offrono un monitoraggio costante del territorio sia da un punto di vista ambientale che della pubblica sicurezza della balneazione.
Gran parte degli attuali concessionari, rappresentato da piccoli imprenditori, sono preoccupati di veder vanificati gli sforzi compiuti in lunghi anni di lavoro nella creazione del valore economico degli stabilimenti balneari.
Il quadro normativo italiano, prima della direttiva servizi, era sicuramente più certo. Infatti ha dato la possibilità ai concessionari balneari di investire diversi milioni di euro nelle strutture turistiche ricettive, soprattutto a partire dal 2006, anno in cui si è assistito a un forte rinnovamento delle strutture balneari che, grazie al rinnovo automatico, hanno permesso agli istituti bancari di iscrivere ipoteca sulle strutture, previo nulla osta degli uffici demaniali, per mutui di durata pluriennale.
Nonostante il demanio marittimo sia di competenza degli Enti Locali e, quindi, i Comuni siano diventati i primi attori della questione, devo constatare, purtroppo, che essi non sono mai stati presi in considerazione. Questo, a mio avviso, è ciò che manca. Un dialogo anche con i Comuni.
Sappiamo benissimo quanto le imprese balneari incidano sull’economia turistica delle nostre Città. Ed è per questo motivo, ma anche per salvaguardare il lavoro di migliaia e migliaia di famiglie, che l’ANCI si sta muovendo, con forza, per rassicurare queste imprese. Imprese che hanno fatto la storia del nostro Paese.
Da più parti mi viene riferito che a breve, dopo anni di “battaglie”, il Governo emanerà quel decreto che, di fatto, potrebbe sancire la sconfitta dei circa 650 Comuni che oggi hanno la titolarità amministrativa del demanio.
Siamo molto preoccupati Signor Presidente, per le motivazioni sopra espresse ma anche perché, tra le altre cose, il settore di cui si parla potrebbe essere aperto a grandi multinazionali con il rischio di innescare meccanismi legati ad attività malavitose o poco chiare.
Alla luce di quanto sopra e per scongiurare l’emanazione del decreto in un periodo, quello estivo, in cui poca attenzione può essere prestata, chiediamo la sospensione dell’emanazione almeno sino al prossimo 26 giugno, data in cui ci sarà la richiesta ufficiale al Governo per l’avvio di un Tavolo tra Regioni, Province e Comuni da cui, si spera, possa partire un confronto proficuo con il Suo Esecutivo.
Ritengo che non sia più possibile eludere una realtà, una tipicità tutta italiana, che rappresenta una risorsa economica, turistica, culturale, peculiare ed identificativa del nostro Paese.
Ritengo altresì che questo momento di crisi debba essere un’opportunità per l’Italia di rinascere e riconsegnare agli italiani non solo un’idea di politica “pulita”, ma anche una speranza concreta di futuro, con la consapevolezza di quanto l’attuale situazione non sia facile e non mi riferisco solo al punto di vista economico.
Egregio Presidente, confido sulla Sua sensibilità e sul Suo alto ruolo istituzionale affinché fermi, con ogni possibile urgenza, l’emanazione del decreto in trattazione ponendo le basi per quel dialogo costruttivo che, ormai da anni, da più parti viene acclamato.