A sostenerlo, in una nota, è il consigliere provinciale dell’Idv a Teramo, Mauro Sacco.
“Nel 2011” aggiunge “sono state intentate oltre 30 mila cause contro medici ed ospedali, la maggior parte delle quali ha riguardato richieste di risarcimento danno per errore del medico; cause che dureranno molti anni, penalizzando sia il medico che il paziente. L’errore professionale – e parlo con cognizione di causa perchè sono medico – fa parte dell’arte medica. L’errore medico di per sé non è, quindi, sintomo di malasanità, a meno che non ci sia negligenza o imperizia. In quasi tutta l’Europa esiste una cultura dell’errore, che definisce dettagliatamente l’atto medico. In Italia no, tranne che per il “consenso informato. Negli ultimi anni le cause sono aumentate a dismisura, anche se fino ad oggi i due terzi dei medici a fine processo sono stati assolti. Ma il problema vero, che ha determinato la mia presa di posizione, è di far capire all’opinione pubblica come si difende il medico in assenza di una qualsivoglia normativa. A fronte di questo esponenziale aumento di contenzioso giudiziario, il medico ricorre alla cosiddetta medicina difensiva: un insieme di regole non scritte, soprattutto non finalizzate alla tutela della salute del paziente, bensì soltanto alla salvaguardia giuridico del medico stesso, che non è più libero nelle scelte diagnostiche e terapeutiche. E però, si badi bene, la medicina difensiva comporta un aggravio di oneri per le finanze pubbliche a causa dell’eccessiva prescrizione di esami sovente anche dannosi. Forse non tutti sanno che una Tac del torace corrisponde per radiazioni somministrate a circa 400 radiografie del torace; una tomografia computerizzata dell’addome equivale a circa 500 rx toraciche. L’eccesso di tali esami diagnostici espone l’organismo a radiazioni ionizzanti che possono essere dannose per la salute, poiché è difficile quantificare il livello di soglia che non deve essere superato. Conseguenza del ricorso alla medicina difensiva è che lo Stato spende molto di più per accertamenti inutili se non dannosi e il paziente rischia di sviluppare neoplasie radioindotte, specie a carico delle cellule del sangue. A monte del problema c’è, purtroppo, lo sgretolamento del rapporto fiduciario tra medico e paziente. A questo proposito l’Unione Europea ha sollecitato gli Stati nazionali ad approvare nuove norme sulla responsabilità medica, che prediligano la mediazione e la conciliazione rispetto al ricorso immediato alla vie processuali, partendo dall’istituzione del regime di obbligatorietà dell’assicurazione per le strutture ospedaliere e per i medici del territorio, dando in questo modo soddisfazione ai cittadini danneggiati accelerando il risarcimento e ai medici la garanzia di un iter giudiziario giusto in ogni sua fase. Speriamo, pertanto, che il Parlamento e la Regione legiferino al più presto”.