Negozi aperti nei giorni festivi: Confesercenti dice no

negozi_aperti“Non è giusto né corretto restare aperti ogni giorno: la crisi morde per tutti, come mai era accaduto prima. Viene da chiedersi cosa si aspetti la grande distribuzione da queste aperture a oltranza, visto che la torta dei consumi si restringe mese dopo mese e la fiducia dei consumatori è ormai ai minimi dal 1996”. È quanto dichiara, in una nota, il direttore regionale di Confesercenti, Enzo Giammarino, intervenendo sullo sciopero proclamato da Cgil, Cisl e Uil per il 25 aprile e il Primo maggio.

“Purtroppo” continua “in Abruzzo si continua ad essere europei a intermittenza e convenienza, dimenticando che fuori dai nostri confini gli orari sono rispettati severamente, i giorni di riposo sono garantiti a lavoratori autonomi e dipendenti, e soprattutto c’è una politica con la schiena dritta. Per Confesercenti resta valido l’avviso comune siglato con Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil per una ragionevole organizzazione del lavoro nella piccola e media distribuzione commerciale abruzzese, che prevede anche il rispetto delle festività che sia gli imprenditori che i loro dipendenti hanno il diritto di trascorrere serenamente”.

“Lo strapotere incontrollato dei centri commerciali in Abruzzo” aggiunge Lido Legnini, coordinatore regionale dei 18 consorzi di via aderenti a Confesercenti “sta mutando alla radice il tessuto economico delle nostre città e dei centri medi, portando ad un corto circuito che riduce anche il potere d’acquisto degli abruzzesi. Restare aperti anche il 25 aprile ed il Primo maggio, giorni dal forte impatto simbolico, rischia di aprire le porte alle aperture straordinarie anche nel giorno di Natale: un ritmo che la piccola e media distribuzione non intende sostenere, anche perché rischia di alterare in maniera artificiosa il mercato in un momento in cui i consumi sono ulteriormente destinati a scendere. Bisogna mettere un freno a questo strapotere: le istituzioni abruzzesi sono state fin troppo accondiscendenti nei confronti di chi punta ad umiliare il commercio urbano, il modello di sviluppo al quale lo strapotere dei centri commerciali conduce è insostenibile ed è giunto il momento che anche la politica se ne renda conto”.

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