Un incontro che ha decretato la “fallimentare politica di gestione del personale condotta in questi anni dall’assessore Federica Carpineta” e la conseguente bocciatura delle recenti bozze di modifica dell’organizzazione che, a detta dei sindacati “produrrebbero ulteriore disorganizzazione e inefficienza della macchina organizzativa”.
E il dito dei sindacalisti è tutto puntato contro l’assessore regionale al Personale. “Da anni” dicono “la formazione è ridotta al lumicino, il personale è assegnato alle direzioni e ai servizi in maniera assolutamente disomogenea e senza alcun collegamento con i carichi di lavoro, con le priorità degli interventi e con gli obiettivi strategici della Regione”. Gli ultimi provvedimenti elaborati dalla giunta, inoltre, ” eliminerebbero di fatto lo strumento della dotazione organica nella programmazione ed assoggetterebbero la dirigenza al potere politico. Dopo aver dimostrato di non essere in grado di valutare i dirigenti, oggi la Regione vorrebbe circondarsi di una dirigenza fedele piuttosto che capace”.
Quali, dunque, le prossime mosse previste? Anzitutto, si chiederà l’intervento del prefetto dell’Aquila per cercare di conciliare le posizioni delle parti. In caso di risultato nulla, allora si darà il via libera allo sciopero.
Nel frattempo i sindacati e le Rsu si appellano alla giunta regionale, affinché “non proceda con l’emanazione delle delibere di azzeramento della dotazione organica e di riorganizzazione dell’ente ed apra un reale confronto preventivo con i sindacati. In caso contrario saranno adottate adeguate azioni di protesta”.
La replica dell’assessore Federica Carpineta. “Facendo seguito a quanto annunciato direttamente dal presidente Chiodi in conferenza stampa, lo scorso martedì, ho già provveduto a invitare i segretari regionali delle diverse sigle sindacali per aprire un ulteriore ed approfondito confronto sulla tematica relativa alla riorganizzazione della regione Abruzzo. Ho motivato nella lettera a loro inviata per la convocazione, prevista per il prossimo 11 aprile, che mettere mano alla riforma della legge 77 del 1999 e’ cosa normale, poiche’ si tratta di un provvedimento nato nel secolo scorso e da quel 1999 ci dividono cambiamenti epocali, che stiamo gia’ vivendo. Sono certa che gli stessi segretari confederali sono consapevoli come me che la conservazione dello status quo è l’unica cosa da evitare, perchè i primi a subirne i pregiudizi sarebbero proprio i lavoratori e i cittadini abruzzesi. Va precisato, infatti, che lo status quo è raffigurabile in una regione elefantiaca, ingessata, improduttiva e costosa. Noi abbiamo il dovere di cambiare questa situazione”.