Si tratta del secondo esposto di Caramanico, dopo quello depositato il 24 ottobre scorso.
Tanti gli aspetti contestati dall’esponente della minoranza, a partire dalla mancanza del Piano delle prestazioni nei contratti sottoscritti con le cliniche. “Una circostanza” spiega “che preclude qualunque tipo di controllo, con il rischio di lucro indebito da parte degli operatori della sanità privata, a cui non è stato neppure applicato il principio dei tetti di spesa, concedendo, di contro, la possibilità di accettare malati anche in sovrannumero rispetto ai budget prefissati”.
Il consigliere di Sel punta il dito anche contro le tariffe applicate, che sarebbero più alte del 10 per cento rispetto a quanto previsto da una precedente delibera regionale del 2007, annullata in prima istanza dal Tar, ma poi ritenuta legittima dal Consiglio di Stato.
“Il risultato” aggiunge Caramanico “è che oggi in Abruzzo le tariffe sono superiori a quelle nazionali, con un aggravio di spesa per le casse regionali pari a circa 20 milioni di euro”.
Tra gli altri aspetti contestati vi è la mancata distinzione tra i budget destinati ai pazienti residenti in Abruzzo e a quelli delle altre regioni. “In passato, ai malati extraregionali veniva destinato un budget di 40 milioni di euro, che veniva poi rimborsato dalle Regioni di provenienza. Oggi quella cifra può essere invece utilizzata indistintamente anche per i pazienti abruzzesi, andando a pesare sulle finanze regionali”.