Pescara. Le indicazioni contenute nel documento per il rilancio del Patto per lo sviluppo dell’Abruzzo, dedicate al credito, sono insufficienti e generiche. Al contrario, è inderogabile l’esigenza di un intervento pubblico a sostegno del sistema di garanzie per le imprese, prevedendo uno stanziamento di almeno 20 milioni di euro che rimoduli i fondi Fas 2007-2013.
‘ quanto affermano, in una nota congiunta, le organizzazioni regionali di Cna, Confartigianato e Confesercenti, che annunciano in proposito un documento congiunto, secondo cui “l’occasione fornita dallo sblocco dei Fondi per le aree sottoutilizzate deve trasformarsi in una assunzione di responsabilità precisa da parte della Regione. Se davvero il problema del credito riveste quella centralità che viene descritta nel documento di indirizzo, soprattutto in una fase di recessione conclamata nella quale il cosiddetto credit crunch determina una stretta creditizia senza precedenti – scrivono Cna, Confartigianato e Confesercenti – occorre investire una cifra significativa per sostenere l’accesso delle piccole imprese al sistema bancario, onde far seguire i fatti alle parole. La somma originariamente destinata dai Fas (10,8 milioni di euro) – proseguono – è in realtà vincolata a una operazione complessa di dismissione di immobili di proprietà della Regione, i cui tempi di realizzazione sono difficili da quantificare. Mentre, al contrario, le esigenze delle imprese appaiono di pressante urgenza”.
D’altra parte, le risorse che presto saranno rese disponibili grazie alla pubblicazione del bando Por-Fesr (dotato di una quindicina circa di milioni), a detta di Cna, Confartigianato e Confesercenti appaiono insufficienti a fronteggiare una crisi nell’erogazione del credito, che la Banca d’Italia ha fotografato, alla fine del 2011, per l’Abruzzo, in termini drammatici: tra luglio e settembre dell’anno passato, infatti, è stato registrato un andamento fortemente negativo, con appena 162 milioni di euro erogati alle imprese, contro i 372 milioni del periodo gennaio-marzo e i 200 di aprile-giugno. Senza contare la crescita delle “sofferenze” (364 milioni di euro in più nei primi nove mesi dell’anno) e la caduta verticale, sempre nello stesso periodo, dei depositi (-180 milioni di euro).
Secondo le tre sigle della piccola impresa, infine, alcune affermazioni formulate dalla segreteria tecnica del Patto per lo Sviluppo, su indicazione del governo regionale, a proposito del rapporto con il sistema bancario, rischiano al di là della buona volontà (“Dobbiamo assolutamente pretendere risposte dal mondo creditizio: non è più accettabile la chiusura a prescindere da parte delle banche”) di non cogliere l’obiettivo auspicato, in assenza di misure come quelle indicate.