“La Giunta Regionale, infatti” spiega il Wwf “peraltro con gravissimo ritardo rispetto alla prima ordinanza di sospensiva del Tar, si è vista costretta a varare una quarta versione del calendario venatorio il 28 novembre scorso. Non deve sfuggire che la Regione aveva cercato sostanzialmente di eludere l’ordinanza del Tar pubblicando una scarna lettera del suo dirigente del tutto insufficiente a recepire le indicazioni della magistratura amministrativa. A nulla erano valse due diffide del Wwf che poi si è addirittura dovuta rivolgere con le altre associazioni al Tar de L’Aquila con un ricorso urgente per ottemperanza, nel senso che si chiedeva al Tar di commissariare la Regione per far rispettare la sospensiva. A quel punto, pochi giorni prima dell’udienza, la Regione, messa all’angolo, ha dovuto cedere su molti dei punti della sospensiva e in particolare sul cuore del calendario venatorio, i periodi di caccia, gli orari di caccia e le forme di caccia. Alcune questioni sulla completezza del recepimento della sospensiva rimangono aperte e sono in via di valutazione da parte delle associazioni. Si tratta di una vera e propria rivoluzione per la caccia in Abruzzo. Basti pensare che con il nuovo calendario per la beccaccia la caccia si chiuderà il 31 dicembre e non il 19 gennaio come aveva previsto inizialmente la Regione, con ben 20 giorni in meno di pressione venatoria su questa specie. Per le specie acquatiche (germano reale, folaga, gallinella d’acqua, alzavola, porciglione, fischione, codone, mestolone, marzaiola, moriglione, beccaccino, pavoncella, canapiglia e frullino) la caccia ora si chiuderà il 19 gennaio e non più il 30 gennaio. Per le tre specie di turdidi, Cesena, Tordo bottaccio e Tordo sassello la caccia ora si chiude il 9 gennaio, mentre prima si chiudeva il 19 gennaio. Per il fagiano la chiusura prevista per il 30 dicembre è stata spostata un mese avanti al 30 novembre. Per la Starna la regione si è dovuta adeguare alle prescrizioni richieste dall’Ispra, solo che lo ha fatto con questa quarta versione del calendario approvata il 28 novembre scorso, tre giorni prima della chiusura della caccia già prevista per questa specie, quando il Tar aveva depositato la sospensiva il 27 ottobre! Pertanto, grazie all’atteggiamento ostruzionistico dell’assessorato, per un mese questa specie è stata cacciata in forme non adeguate al parere dell’Ispra e, quindi, non attuando l’ordinanza del Tar”. Altra novità di non poco conto è la chiusura al 19 gennaio della caccia in forma vagante con l’ausilio del cane.
“L’assessorato all’Agricoltura e Caccia della Regione Abruzzo e l’assessore Febbo” commenta Dante Caserta, consigliere nazionale del Wwf “stanno rimediando figuracce su figuracce sulla questione venatoria. L’assessore, a seguito della sospensiva, aveva cercato di minimizzare con i suoi commenti la portata della sospensiva del Tar. Forse immaginava che il Wwf e le altre associazioni si sarebbero limitate a festeggiare mediaticamente la vittoria al Tar, mentre deve sapere che noi miriamo sempre alla concretezza del risultato e andiamo fino in fondo. Purtroppo questo atteggiamento da parte di una pubblica amministrazione che pensa di essere a servizio esclusivo dei cacciatori e non della fauna e di tutti i cittadini finisce in primis per colpire la preziosa fauna abruzzese e, paradossalmente, gli stessi cacciatori che si trovano ad operare in un’incertezza assoluta. Un comportamento più responsabile da parte degli amministratori, più rispettoso dei pareri dell’Ispra, dell’Unione Europea, degli altri assessorati e dei Parchi, aperto alle indicazioni tecniche fornite dalle associazioni che incredibilmente producono più dati faunistici della stessa regione, eviterebbe un confronto così aspro che alla fine si sta rivelando una Waterloo per l’assessorato all’agricoltura. Con un duro lavoro il Wwf in questi anni sta ottenendo radicali modifiche al calendario venatorio a favore della fauna. Rammarica dover constatare che ciò deriva sostanzialmente dai nostri ricorsi alla giustizia amministrativa, costituzionale e comunitaria e non già da un ripensamento da parte degli apparati amministrativi che si sono occupati di caccia finora e che rimangono ostaggio dell’estremismo venatorio sostenendo battaglie che sono ormai di retrovia”.