Infatti, in un comunicato del 7 febbraio 2017, la compagnia inglese dichiara: ” nel 2017 le spese sviluppo, ricerca e de-commissioning sono stimate in 13 milioni di dollari, di cui 8 riguardano le attività di pre-sviluppo di Sea Leon, 3 per le attività di ricerca e sviluppo in Egitto e 2 per costi dovuti soprattutto alla rimozione della piattaforma di Ombrina Mare, costi che Rockhopper cercherà di recuperare mediante un arbitrato internazionale che verrà promosso in breve tempo”.
“Con i suoi numerosi progetti in portafoglio (5 istanze di ricerca su terraferma, 1 istanza di concessione per estrarre a fini produttivi, 3 permessi di ricerca -tra cui Ombrina Mare- e 9 concessioni di coltivazione), Rockhopper Exploration torna ad esercitare indebite pressioni per ammansire Governo e MISE che di essere resi più ‘docili’ non hanno proprio alcun bisogno”.
Lo ha denunciato il Coordinamento Nazionale No Triv, ricordando che “il permesso di ricerca Ombrina Mare è lì, nelle 12 miglia, pronto per essere rispolverato al primo mutamento normativo propizio”.