Pescara. Tempi biblici per chi percorre quotidianamente l’autostrada A14 in direzione nord.
L’applicazione di nuove misure, particolarmente gravose per le piccole imprese, relative all’accesso alla professione o ai costi minimi di sicurezza.
Arriva dall’assemblea regionale dei trasportatori aderenti alla Fita-Cna, riuniti a Pescara, il grido di dolore dell’autotrasporto abruzzese: un settore che nella regione associa qualcosa come 3.200 imprese, gran parte delle quali di piccole e piccolissime dimensioni. A decine, sabato pomeriggio, i “padroncini” hanno affollato il salone della Cna regionale, per discutere lo stato della categoria. Presenti il presidente e il coordinatore nazionale della Fita-Cna, Cinzia Franchini e Mauro Concezzi, il presidente regionale Giuseppe Catena e il coordinatore Renato Giancaterino, la dirigente del settore Trasporti della Provincia di Pescara, Piera Tozzi.
A tenere banco nella discussione, tra gli altri, il tema spinoso dei tempi di percorrenza dei mezzi pesanti, che per i piccoli trasportatori abruzzesi si traduce in un piccolo inferno quotidiano: a creare disagio, in particolare, sono gli interventi in corso sul tratto marchigiano dell’autostrada A14 Adriatica, nel tratto tra Pedaso e Rimini Nord, interessato alla realizzazione della terza corsia. Un segmento che gli autotrasportatori abruzzesi percorrono ogni giorno, ma che si traduce in un percorso di guerra costellato di rallentamenti, ingorghi, file interminabili, interruzioni e salti di corsie: con il risultato di costringerli a soste impreviste per rispettare l’orario massimo imposto dal codice della strada alla guida del mezzo. E senza contare i ritardi che si determinano nella consegna e il ritiro della merce, o i sistematici ritardi nel rientro a casa, soprattutto nei week-end.
Ad accrescere rabbia e frustrazione della categoria sono poi le novità normative annunciate: su tutte, le nuove disposizioni per l’accesso alla professione, prossime all’entrata in vigore (il 4 dicembre prossimo), ma ad oggi ancora prive di fisionomia, visto che non esiste ancora un formale recepimento del governo italiano della normativa comunitaria, datata 2009. Quanto ai costi minimi di sicurezza, infine, le imprese denunciano come la difficile condizione di mercato, con una pesante caduta di ordini e fatturato, abbia determinato l’applicazione di tariffari spesso al di sotto del costo minimo di sicurezza imposto dalla legge: con il risultato di aprire, nei bilanci delle piccole imprese, nuove voragini.