L’Aquila. La Regione tende una mano ai Comuni per l’affidamento dei minori.
Il Consiglio ha approvato la risoluzione che impegna la Regione a prevedere, in sede di Conferenza Stato-Regioni e nelle istituzioni competenti, tutte le azioni necessarie per individuare e stanziare maggiori risorse finanziarie da destinare ai Comuni per le attività e i servizi relativi all’affido dei minori non accompagnati e per far sì che le spese destinate a garantire il diritto di assistenza non gravino esclusivamente sui bilanci di questi ultimi.
“Mi sono fatto carico di questa iniziativa dal momento che ho ricevuto segnalazioni da parte delle amministrazioni locali che non hanno le risorse necessarie per poter sostenere servizi alla persona di fondamentale importanza per la collettività, come l’affido minorile – ha precisato il Consigliere regionale, Lorenzo Berardinetti, firmatario del documento.
“L’intento è quello di chiedere alla regione di sostenere le spese di soggiorno del minore nelle case famiglia, i cui costi variano in base all’offerta di ciascuna struttura. A titolo di esempio, nella sola provincia dell’Aquila, i Comuni hanno speso, nel 2016, oltre 2 milioni e 500 mila euro.
Si tratta di cifre esorbitanti che gli enti locali non riescono a sostenere e ciò costringe gli amministratori a ridurre le risorse del bilancio comunale a discapito di altri settori “.
Secondo Berardinetti: “Bisogna considerare che l’allontanamento dei minori dalla propria famiglia e l’affidamento in strutture esterne, che avviene mediante decreto del tribunale, è in costante crescita, così come la presenza di minori stranieri non accompagnati che trovano accoglienza quasi esclusivamente nelle strutture residenziali.
Questo impone a tutti noi amministratori la ricerca di soluzioni qualitativamente e socialmente adeguate, sostenibili e appropriate ai bisogni del minorenne”. Il documento approvato in Consiglio regionale permetterà ai Comuni di avere una boccata d’ossigeno.
“Sono soddisfatto – ha concluso Berardinetti – si apre così una diversa prospettiva volta a fornire servizi specifici alle diverse esigenze dei minori. Bisogna lavorare per incentivare la messa in atto di progetti mirati che superino l’affido a strutture esterne dalla famiglia del minore.
Questo può avvenire attraverso il coinvolgimento della rete sociale naturale del minore, ove possibile,oppure attraverso un percorso che preveda una risposta sociale personalizzata che non necessariamente conduce il minore verso l’affidamento all’esterno – conclude Berardinetti.”