L’Aquila. ‘In Italia non è a rischio “il lupo”, è a rischio l’originaria popolazione centro-meridionale del lupo, una delle poche autoctone rimaste nell’Europa sud-occidentale;
che non è a rischio di sterminio da parte di cacciatori e allevatori: è a rischio di inquinamento dall’invasione della popolazione di lupi artatamente creata al nord, tra Francia e Piemonte, dove non per nulla la popolazione è cresciuta a dismisura, senza che nessun tecnico o “scienziato” ne abbia spiegato le ragioni e, tanto meno, abbia indagato sulle reali origini di questi lupi.
In Francia se non altro una commissione d’inchiesta l’avevano aperta, ed in pratica hanno dimostrato, prendendosene le colpe (cosa rara per i francesi), che il problema presumibilmente avevano creato loro: da noi il silenzio totale, anche da parte degli “scienziati” con i loro giochini col DNA.
Ora i tanti “esperti” animalisti (perlopiù di cani, gatti e canarini) parlano di controllo sulla popolazione mediante folli spese per impedire al lupo di aggredire le greggi con poco pratiche e quasi sempre inefficaci barriere fisiche (recinzioni) o teoriche (cani), che di fatto relegano le greggi fuori dai loro pascoli. Oggi, che contro i “muri” sono tutti schierati, si pretendono “muri” per… isolare pastori e allevatori.
Lo dichiara il segretario Generale dell’AIW (Associazione Italiana Wilderness) Franco Zunino, che non ha apprezzato lo stop della Conferenza delle Regioni al Piano di Gestione dei lupi, che avrebbe previsto degli abbattimenti programmati.
‘I danni dei lupi si riducono solo mantenendo basso il numero dei lupi: non esiste altra soluzione, né alternativa, se non cose momentanee che non risolvono mai realmente il problema. Se vi fossero state le avrebbero da tempo adottate tutte le Nazioni del mondo con popolazioni di lupi, le quali lo hanno capito ed hanno stabilito che solo con il loro contingentamento la società può permettersi di preservarli, come fanno in Norvegia, Finlandia, Svezia, Spagna, USA, Canada, Russia e tutti gli altri Paesi dell’Est e (oggi) Francia, e Svizzera.
SOLO L’ITALIA SI SENTE PIU’ FURBA DEGLI ALTRI! Intanto, a pagare i milioni di euro dei danni pensa lo Stato che, al solito, saprà solo alzare le tasse per coprire le spese, anziché ridurre le spese. Che si mandino esperti negli USA a vedere come in quel Paese proteggono (realmente) il lupo.
In quanto alla popolazione di lupi del Nord Italia, tra Liguria e Valle d’Aosta (non per caso ai confini con la Francia, paese che ha dato origine a questa popolazione!), essa andrebbe non ridotta del ridicolo 5% ma ERADICATA per palese rischio inquinamento genetico del Canis lupus italicus dell’Appennino.
Non c’è quotidiano o servizio televisivo che abbia diffuso foto e riprese di lupi che siano realmente lupi “italiani”: eppure, tutti zitti, nessuno a chiedersi come mai, come mai questi lupi del Nord siano tanto domestici e tanto facilmente filmabili e fotografabili e tanto diversi dal fenotipo appenninico. L’ipocrisia non è solo di chi pretende di far risolvere il problema dai bracconieri, ma anche di quegli scienziati che da anni chiudono tutte e due gli occhi su una realtà che, appunto, gli stessi occhi dovrebbero vedere; accecati dalle analisi del DNA che hanno trasformato il cane ed il lupo in un’unica specie: tutti uguali, nessuna biodiversità. Sembra la classica (e storica!) difesa dei politici di fronte a tante ruberie: tutti colpevoli nessun colpevole’, insiste Zunino.
‘Ha vinto la Brambilla ed i suoi accoliti, sconfiggendo anche la Lega, che ha sempre preteso di difendere i diritti di agricoltori ed allevatori del Nord, ma che di fronte al lupo ha fatto marcia indietro.
Il 5% era un’inezia, un principio, neppure questo si è voluto fare. Qualcuno ne pagherà le conseguenze, e non saranno certo né i Presidenti delle Regioni né il Ministro dell’Ambiente: le pagheranno gli allevatori con i danni che dovranno continuare a subire (mai realmente tutti rimborsati, e mai al 100%: pagano sempre pochi cittadini per un bene sociale di TUTTI) e quanti saranno costretti ad autodifendere i propri interessi con azioni illegali: in pratica lo Stato ha delegato ad essi il problema del sovrappopolamento di lupi. E pagherà la biodiversità, quella vera, originaria: abbiamo i lupi come potremmo avere i leoni!
Un lupo qualsiasi pur di avere il lupo: biodiversità spuria. Alla faccia della biodiversità autoctona da conservare per l’altisonante, solito, inutile programma europeo! Ci staranno tutti: non l’AIW! La storia ed i futuri studiosi del DNA e della genetica faranno chiarezza: a meno di non accettare che il virtuale vale più del reale (ormai una consuetudine) e che uomo e scimpanzé siano specie unica’, conclude il segretario AIW.