Manovra, abolizione delle Province: i quattro presidenti contestano il Governo

 

provincepresidentiPescara. A spada tratta, i presidenti delle 4 province abruzzesi si schierano contro la manovra finanziaria, che paventa di sopprimere le amministrazioni provinciali per risparmiare sui costi della politica, per difendere ruolo ed utilità degli enti locali: “Non siamo noi il costo da tagliare”, dicono a voce unanime, proponendo l’eliminazione di agenzie e società partecipate.

Una conferenza stampa, tenuta questa mattina presso la sede della Provincia di Pescara, ha rilanciato per voce dei 4 presidenti, Guerino Testa (Pescara), Enrico Di Giuseppantonio (Chieti), Valter Catarra (Teramo) e Antonio Del Corvo (L’Aquila) la proposta di legge avanzata nei giorni scorsi dall’Unione provincie italiane: in sostanza: la soppressione di enti territoriali quali agenzie e società partecipate e il trasferimento delle loro funzioni alle Province, in luogo della soppressione totale di quest’ultime, come paventato dalla manovra tremontiana per limare i costi, complessivamente esorbitanti, della macchina amministrativa italiana.

L’ultima indiscrezione, peraltro, vuole il trasferimento delle funzioni dei sopprimendi enti locali alle Regioni: “E’ in contrasto con la costituzione”, contesta Di Giuseppantonio, presidente dell’Unione province abruzzesi, “che attribuisce agli enti locali l’amministrazione territoriale, mentre alle Regioni spetta la coordinazione e la legiferazione”. Ma la battaglia che le province abruzzesi giocano contro il Governo, di colore prevalentemente amico, si gioca sulle cifre: “Le Province costituiscono solo l’1,5% della spesa pubblica complessiva italiana”, incalza il presidente teatino, che dalla sua vanta un lungo confronto numerico tra costi, spese ed entrate locali e centrali.

Le cifre dell’Upa. Se nel 2010 la spesa pubblica del Paese è stata di 807 miliardi di euro, le province hanno inciso per soli 12 miliardi, mentre 73 miliardi hanno speso i Comuni, 170 le Regioni e ben 182 miliardi è costata la gestione del Governo centrale. Oltre quella amministrativa, c’è la spesa prettamente politica, quella per l’indennità percepita da chi occupa le poltrone: solo il 5% del costo totale è quello attribuibile alle Province, secondo l’Upa: “Noi presidenti percepiamo 3mila euro al mese”, ammette Di Giuseppantonio, “e 700-800 euro i consiglieri”, che in totale, per il 2010, fanno oltre 113milioni di euro, “ma contiamo durante il nostro mandato solo su questo, senza indennità pensionistica né trattamento di fine rapporto”. E comunque, insiste il presidente Upa, è la voce più bassa, confrontata con i 617 milioni dei Comuni, i 907 milioni delle Regioni e 416 milioni che assorbe il Parlamento. Di contro, lo province si sono viste diminuire, nel biennio 2008-2010, le entrate provenienti dallo Stato dell’8,38%, pari a 1,1 miliardo, riuscendo comunque a ridurre i propri costi del 10,7%, circa 1miliardo e 300 milioni tra personale, conti capitale, rimborso prestiti e spese correnti.

Abolire gli enti “doppioni”. “Virtuosi” non solo economicamente, gli enti provinciali “sono necessari ai cittadini per l’erogazioni di servizi fondamentali”, prosegue Di Giuseppantonio, “quali la formazione, l’impiego, la scuola, la sicurezza stradale e ambientale, e le nuove deleghe che gli vengono attribuite gratuitamente su punti nodali come la gestione dei rifiuti”. “Siamo quindi noi i mali dell’Italia, che devono essere soppressi?”, chiedono i 4. I veri “mali” per le casse italiane, secondo i Presidenti, sono aziende, enti strumentali, società e agenzie partecipate che rappresentano spesso, come dice Guerino Testa, una sovrapposizione di funzioni a tutto svantaggio dei cittadini. Dei “doppioni” miliardari: “gli oltre 7mila enti strumentali, che in Italia occupano circa 24mila persone nei consigli di amministrazione”, illustra sempre il presidente della Provincia di Chieti, “nel 2010 hanno generato spesa per 2,5 miliardi tra compensi, spese di rappresentanza e funzionamento di organi collegiali delle società pubbliche o partecipate. Ancora più grande la spesa per il funzionamento di società, aziende, consorzi ed enti regionali, provinciali e comunali: 7miliardi”.

La proposta dell’Unione delle provincie, dunque: sopprimere consorzi di bonifica, consorzi dei bacini imbriferi montani e gli enti parchi regionali e attribuire alle Province le competenze delle Ato sui servizi idrici, per i rifiuti e le stazioni uniche appaltanti. “Sopprimere le Province”, commenta Antonio Del Corvo, “girando la gestione di servizi importano alle Regioni che la delegano a società e agenzie, che non costano meno di 300mila euro l’una, farebbe solo aumentare i costi della politica ed eliminerebbe la tutela del diritto pubblico, garantita per le provincie dal Testo unico degli enti locali, sostituendola con il diritto privato: il Governo deve vietare drasticamente tutto questo”. Per Valter Catarra, presidente teramano, la soppressione è “Una iattura, una falsa soluzione al problema reale generata sull’onda di emozioni poco razionali che pagheranno i cittadini con la mancata erogazione dei servizi”.

Il risparmio delle Province abruzzesi. Meno trasferimenti statali, (forzatamente) meno spese. Le amministrazioni provinciali abruzzesi negli ultimi due anni, quelli della crisi, si sono viste costrette a stringere la cinghia. Dal 2008 al 2010, la Provincia pescarese ha ridotto la spesa per il personale da 14,9 a 13,8 milioni, da 39,7 a 35,3 milioni la spesa corrente e risparmiato 100mila euro per materie prime e beni di consumo (da 604mila a 502mila euro): “Un contenimento di spese e sprechi, cercando di non mettere le mani nelle tasche dei cittadini, come con il mancato aumento dell’Rc auto, al contrario dalle funzioni e le amministrazioni poco chiare”, chiosa Guerino Testa. Simili i dati per il teramano, “che dal 2010 al 2011 ha diminuito del 13% la spesa del personale e del 6,48% la spesa corrente”, illustra Catarra, “mentre lo Stato ha già abbassato di 2,5 milioni il trasferimento per il 2011 e ha annunciato ulteriori 2,2milioni in meno per il prossimo anno”.

Manifestazioni pubbliche, Consigli provinciali aperti, incontri con i cittadini, con le forze politiche ed economiche locali, con le associazioni e le istituzioni: queste le prossime mosse che le Province attueranno nelle prossime settimane: “Dimostreremo che non siamo noi il male di questo Paese, cosa facciamo e quanto spendiamo realmente”, conclude Di Giuseppantonio.

 

Daniele Galli

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