A partire da novembre 2011 gli aquilani dovranno restituire il 100 per cento delle tasse non pagate, con le prime 12 rate da rimborsare entro dicembre. La manovra economica approvata al Senato, infatti, non contiene nessun provvedimento di rinvio delle tasse per i terremotati aquilani mentre, al contrario, per i cittadini di Lampedusa è prevista l’esenzione delle tasse fine al dicembre 2013 e per gli alluvionati del Veneto non è prevista nessuna restituzione delle tasse non pagate.
A denunciarlo con forza è l’onorevole del Pd Giovanni Lolli, il quale rende noto che sono state respinte anche le proposte avanzate dai commercialisti aquilani, relative alle modalità di restituzione delle tasse.
“Nella manovra” aggiunge “non sono stati accolti nemmeno gli emendamenti proposti dal Pd per mettere a disposizione dei beni e delle attività culturali aquilani l’addizionale del prelievo Arcus, né la proposta per mettere a disposizione del Comune e della Provincia dell’Aquila 40 milioni di euro per le attività economiche e turistiche. Provvedimenti che non avrebbero comportato nessun aggravio nei conti dello Stato. Ci rendiamo tutti conto che sono in gioco problemi che riguardano la tenuta dell’Italia, ma ancora una volta a fare i più forti sacrifici sono chiamati proprio i cittadini terremotati dell’Aquila”.
Lolli chiama, dunque, a raccolta i cittadini aquilani, ai quali chiede di far sentire forte la loro voce in una grande mobilitazione.
Ma per quanto tempo ancora gli aquilani dovranno urlare il loro bisogno di non essere lasciati soli?
Sugli effetti della manovra economica in Abruzzo interviene anche il senatore dell’IdV Alfonso Mascitelli, che ieri si è visto bocciare un emendamento che puntava a tutelare le risorse infrastrutturali messe a disposizione dell’Abruzzo, negli anni passati, con deliberazioni del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica.
“L’articolo 32 della manovra finanziaria del Governo” spiega “prevede la revoca di quei finanziamenti assegnati dal Cipe per la realizzazione e la progettazione delle opere infrastrutturali strategiche, per le quali non si è ancora provveduto a bandire la gara per l’aggiudicazione o che siano in una fase in cui non siano stati ancora assunte obbligazioni giuridicamente rilevanti. In sostanza, per l’Abruzzo, come per altre regioni ritardatarie, questo significa azzeramento delle assegnazioni di risorse per le opere pubbliche deliberate in passato dal Cipe. L’emendamento, invece, mirava ad escludere da questa norma capestro le regioni nelle quali, nei tre anni precedenti, era stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale per eventi catastrofici o calamità naturali. Quindi, oltre l’Abruzzo, il Veneto, la Liguria e la Campania. E la ragione è evidente, perché gli eventuali ritardi cumulati sono più che giustificabili. Al voto sono stato sostenuto dall’appoggio del Pd e del terzo polo mentre hanno fatto muro contro tutti i senatori della Lega e del Pdl, compresi i due senatori abruzzesi. Lo schema di questo centro-destra nostrano, quindi, è sempre lo stesso: fanno finta di essere concilianti in Abruzzo per distrarre l’attenzione dalle loro divisioni e inconcludenze, mentre in Parlamento non lasciano passare un solo provvedimento che dia sostegno e dignità alla nostra regione, tranne quelli strettamente necessari per evitare una palese mortificazione. Se questo è lo spirito, il Patto per lo sviluppo, svuotato dagli effetti di propaganda, si rivelerà una scatola vuota”.