Un fenomeno, quello del racket che strozza i piccoli imprenditori in difficoltà, tornato in questi giorni prepotentemente all’attenzione della cronaca, come dimostra il caso dell’artigiano pescarese che ha avuto il coraggio di denunciare e far arrestare i suoi aguzzini.
I fondi previsti dalla legge 108 gestiti da Fidimpresa Abruzzo, destinati a sostenere proprio le aziende a più forte rischio di usura, e dunque non ancora vittime conclamate del racket cui spetta invece l’accesso allo speciale fondo di solidarietà, sono stati destinati soprattutto alle province di Teramo e Chieti (oltre 410mila euro) e in misura più ridotta di Pescara (151mila euro) e L’Aquila (47mila euro).
Nel 2010, lo stesso confidi aveva erogato complessivamente 2 milioni e 800mila euro (con 74 pratiche), oltre la metà dei quali assegnati a piccole imprese della provincia di Chieti. Dal 2001 al 2010 sono stati erogati da Fidimpresa Abruzzo 27 milioni di euro a ben 795 aziende: tuttavia, fa notare la Cna regionale, l’assegnazione di fondi da parte delle banche è stata nettamente inferiore (di circa il 50%) alle richieste di finanziamento presentate.
“Nella grave situazione di crisi in cui versa l’economia regionale” spiega la Cna Abruzzo “le piccole imprese familiari, ovvero quelle che più si sono indebitate, addirittura fino al punto di non poter più fare ricorso al credito legale, sono quelle più esposte al rischio di cadere nelle mani degli strozzini, anche perché sono poche le informazioni sugli strumenti a disposizione per evitare di finire nelle mani sbagliate, o sulla possibilità di rivolgersi proprio a uno dei confidi presenti sul territorio. Ben vengano, così, alcune iniziative promosse dalle istituzioni, come la prefettura di Pescara che da alcuni mesi, d’intesa con i Comuni, le associazioni che rappresentano le vittime di reati, i consumatori e le imprese, sta mettendo a punto una vera e propria campagna di informazione per conoscere la profondità e la diffusione del fenomeno-racket. Ma soprattutto sta cercando di mettere in campo strumenti più efficaci di contrasto alla diffusione di una pratica odiosa, che anche in Abruzzo miete tante vittime innocenti”.