Blitz della Guardia di finanza di Prato contro lo sfruttamento di manodopera e l’immigrazione clandestina. Il Nucleo di polizia tributaria sta eseguendo una ordinanza di custodia cautelare comprensiva di 34 misure cautelari personali (3 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 12 agli arresti domiciliari e 19 obblighi di dimora); 111 i decreti di perquisizione emessi nei confronti di 83 indagati in cinque regioni (Toscana, Lombardia, Veneto,
Campania e Abruzzo).
I reati contestati sono “associazione a delinquere finalizzata alla sistematica attivita’ di
permanenza, in condizioni di illegalita’, di cittadini extracomunitari cinesi sul territorio nazionale” (aggirando o violando la normativa fiscale, previdenziale e della sicurezza sui luoghi di lavoro); falsita’ ideologica nel rilascio di
rinnovi di permessi di soggiorno; immigrazione clandestina. Coinvolti professionisti italiani, imprenditori italiani e cinesi.
Sono questi i numeri di una imponente indagine, denominata “Colletti bianchi” condotta su delega degli Sostituti Procuratori della Repubblica, Dott. Antonio Sangermano e Dott. Lorenzo Gestri, su coordinamento del Procuratore Capo, dr. Giuseppe Nicolosi, nei confronti dei titolari e dipendenti di 2 studi di consulenza, lo studio Robbi (commercialista) e lo studio Rosini (ragioniere) entrambi consulenti del lavoro con sede a Prato ma anche a Verona e Mantova il primo, ed a Prato e Pistoia il secondo.
Pesantissime le accuse formulate nei loro confronti: associazione per delinquere, truffa aggravata all’Inps, induzione alla falsità ideologica commessa da Pubblico Ufficiale in atti pubblici, violazione alla normativa sul rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno, oltre alle violazioni della normativa in materia di immigrazione clandestina. Più nello specifico, i titolari ed alcuni dipendenti dei 2 studi professionali, alcuni dei quali di origine cinese, avvalendosi ciascuno della propria struttura organizzativa di consulenza, avrebbero posto in essere una attività di favoreggiamento alla permanenza, in condizioni di illegalità, di un elevatissimo numero di cittadini extra-comunitari, soprattutto cinesi, sul territorio nazionale.
Dietro laute parcelle, anche queste non fatturate, titolari e collaboratori dei 2 studi professionali fornivano, di fatto, una “consulenza illegale”, basata sulla produzione di falsa documentazione: buste paga, bilanci, assunzioni e certificati falsi, sostituzione di persona.
Tutto era consentito pur di ottenere un rinnovo del permesso di soggiorno. Il comportamento più frequentemente riscontrato nel corso delle indagini è stato quello relativo alle fittizie assunzioni e alla correlata emissione delle relative false buste paga, legittimanti il requisito del sostentamento economico, necessario per il rilascio del rinnovo del permesso di soggiorno.