Paolo Castellucci, segretario provinciale del sindacato, ha infatti messo in evidenza gli effetti negativi della politica di riorganizzazione della sanità: a sostegno della sua tesi l’uomo ha citato alcuni dati della Asl di Pescara e ricordato le bocciature del Tar. “La mobilità passiva extraregionale” ha sottolineato “determina un deficit di 7 milioni e 64mila euro (mentre nel 2008 il saldo tra mobilità attiva e passiva era di 205mila euro). L’incidenza della spesa della sanità privata, poi, è passata dal 16,9 al 17,8 per cento, dal 2008 al 2010, e i costi della produzione di servizi affidati all’esterno è salito dal 44,1 al 47,3 per cento. Nello stesso arco temporale la spesa del personale si è ridotta di 10 milioni di euro (passando da 181 a 172 milioni di euro) ed è arrivata al di sotto della media nazionale. Se fosse vero quello che si diceva in una delibera del 2007 dell’allora manager Antonio Balestrino, con questo personale non verrebbero garantiti i livelli essenziali di assistenza”.
La Cgil chiede pertanto un cambio di rotta. “Se facciamo sacrifici con l’obiettivo di riorganizzare la sanità e paghiamo l’1,4 per cento di addizionale Irpef e i ticket sanitari per poi ottenere questi risultati” commenta ancora Castellucci “non possiamo che prendere atto del fallimento puro della politica portata avanti”. Gli aspetti sanitari, poi, devono “fare il paio con il disastro sociale a cui si assiste in Abruzzo, ma in questa regione non c’è’ integrazione socio sanitaria per cui l’ospedale resta l’unica soluzione”. Il sindacato chiede di “superare la superficialità e l’arroganza dei commissari e di aprire un confronto anche con il governo nazionale?”.