In diminuzione rispetto al 2014-15, forse in parte grazie alla debole ripresa in atto, ma anche perché molti lavoratori la cassa l’hanno finita e non possono più usarla anche se la crisi continua.
‘Il caso dell’Abruzzo è significativo: mentre a livello nazionale mediamente i lavoratori che usufruiscono di un ammortizzatore sono il 17,5%, in Abruzzo sono il 24,7%: quasi ¼ degli occupati. È un dato simile a quello di altre regioni del Sud, il sesto peggior dato. Indicativo dell’ampiezza che ha tuttora la crisi nella nostra regione.
Il numero degli occupati in Abruzzo è sceso da alcuni anni di circa 25mila rispetto al ½ milione di prima della crisi. Se vogliamo provare ad arginare ulteriori perdite di posti di lavoro e avviare una riconquista occupazionale, dobbiamo cominciare a sparare le tante cartucce approntate con i fondi europei, il Masterplan, il Fondo Sviluppo e Coesione e il Patto per lo Sviluppo dell’Abruzzo.
Finalmente, qualcosa comincia a muoversi, con l’imminente uscita dei primi bandi FESR e FSE e il completamento della proposta sulle aree di crisi semplice. Chiediamo al governo regionale di assicurare quel monitoraggio trasparente che è stato promesso, per individuare tempestivamente gli ostacoli che eventualmente impediscano che dalla programmazione cartacea si passi all’apertura di cantieri, con le relative assunzioni.
Chiediamo al governo nazionale di rivedere, con la legge di stabilità, gli errori commessi con il Jobs Act, che ha troppo indebolito la protezione dei lavoratori offerta dagli ammortizzatori in nome di un nuovo sistema di tutele nel mercato del lavoro che è di là da venire’, si legge in una nota della Uil Abruzzo.