L’Italia dei Valori porta in Consiglio regionale il caso del bambino celiaco curato all’ASL di Teramo, per il quale il pediatra Roberto Ciccotelli di Giulianova aveva denunciato ritardi insostenibili nell’effettuazione delle analisi.
“Stiamo parlando di gravi ritardi, trenta giorni, per ottenere il risultato di semplici analisi; non esiste una qualsiasi giustificazione che possa rendere meno scandalosa questa che non è una vicenda di mala sanità, ma ormai la consuetudine”. E’ la denuncia del consigliere regionale Cesare D’Alessandro (IdV), il quale ha interrogato sull’argomento il Presidente della Regione nonché Commissario per la Sanità.“Il caso del bambino celiaco – continua il Consigliere D’Alessandro – rappresenta la classica punta dell’iceberg in un mare sempre più agitato, una delle innumerevoli testimonianze rese da medici e pazienti che giornalmente, tra mille difficoltà, si confrontano con i disservizi della Sanità regionale. Ogni tentativo di risanamento del bilancio della sanità regionale, benché urgente e necessario, non può elidere il diritto di quanti adiscono le strutture pubbliche per ottenere il soddisfacimento delle proprie necessità di cura. E non possiamo fare a meno di considerare – commenta il consigliere dell’IdV – che i disservizi del pubblico determinano, inevitabilmente, una posizione di privilegio della sanità privata, alla quale sempre più spesso gli utenti abruzzesi sono costretti, loro malgrado, a rivolgersi. Occorre interrompere questo circolo vizioso che potrà, a breve, determinare una singolare e sospetta coincidenza tra gli interessi (alla cura) dei singoli cittadini e gli interessi (al profitto) della sanità privata, a scapito delle strutture pubbliche che non potranno confrontarsi con speranza di successo in un regime di mercato. Per questo – conclude D’Alessandro – chiediamo a Chiodi, nella nostra interrogazione, di conoscere quali provvedimenti ritiene di dover adottare, oltre che nel caso in questione, per risolvere o almeno definire le strategie per rimediare a una situazione dannosa per la salute dei cittadini e inaccettabile per l’intero sistema sanitario abruzzese”.