Il Decreto crea le condizioni per salvare i 3.300 posti di lavoro a rischio nelle campagne terremotate che si contraddistinguono per un’elevata densità di aziende agricole che sono oltre 7 ogni 100 abitanti, rispetto alla media nazionale di 2,7%.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i contenuti del Decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri che prevede un importante impegno a sostegno delle attività agricole e di allevamento.
“Dai finanziamenti agevolati per la riparazione, ricostruzione e ripristino degli immobili ad uso produttivo ai contributi per i danni alle scorte e ai macchinari di lavoro sono – sottolinea la Coldiretti – alcune delle misure importanti per il settore contenuti nel provvedimento che prevede anche l’accollo allo Stato del cofinanziamento regionale dei Piani di Sviluppo Rurale per i prossimi tre anni al fine di consentire il mantenimento e lo sviluppo dell’attivita’ agricola nei territori colpiti”.
“Positiva – precisa la Coldiretti – è anche la sospensione dei contributi previdenziali e la sospensione dei termini di versamento tributari.
Le aziende agricole censite dall’Istat nell’area del cratere sono 1894, di cui quasi il 35% (pari a 658 aziende) presenti nei territori perugini dell’Umbria, seguiti dalle Marche (582), dall’ Abruzzo con 372 e dal Lazio con 282 aziende nel reatino delle quali 181 ad Amatrice, le piu’ danneggiate”.
“La maggior parte delle aziende sono di tipo familiare condotte direttamente dal coltivatore (91,9%) mentre sotto il profilo dell’orientamento produttivo – sottolinea la Coldiretti – emerge che la percentuale maggiore di superfice agricola utilizzata è destinata a prati permanenti e pascoli a conferma del deciso orientamento verso le attivita’ di allevamento”.
“Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento” ha affermato Roberto Moncalvo nel sottolineare la necessità che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.