Non è una “guerra tra poveri” che si devono fare le associazioni venatorie ma un fronte comune per ottenere l’ampliamento della stagione della caccia. Nel rispondere al presidente regionale di Libera Caccia che lamentava l’assenza delle altre associazioni nella manifestazione svolta a Pescara, la Federcaccia puntualizza di non essere stata invitata a tale evento ma si congratula per la sua riuscita, a dimostrazione che “il mondo venatorio è fortemente scontento ed arrabbiato per l’incertezza, tutta abruzzese, del rispetto delle leggi che regolamentano l’attività venatoria”.
“Il malcontento che ormai rasenta l’esasperazione”, si legge in una nota di Federcaccia, “è, a nostro avviso, responsabilità unica e totale dell’Ufficio Caccia della Regione Abruzzo che, unica in Italia, porta avanti il progetto della chiusura della caccia nel mese di settembre, in barba alle leggi nazionale e regionale, oltre a contrazioni di periodi di caccia nel mese di gennaio. Responsabilità che vanno ripartite tra l’Ufficio Caccia e l’Assessore regionale Dino Pepe che nelle sue ultime dichiarazioni ufficiali a mezzo stampa ha dichiarato che la responsabilità (del ricorso del WWF ) è della Consulta regionale, la quale ha suggerito il rispetto delle leggi sopra citate, precisando che lui era favorevole alla apertura unica al 1° di ottobre”.
E, ribadendo come la mancata presenza di Federcaccia così come delle organizzazioni agricole all’evento di Libera Caccia sia da imputare ad un disguido negli inviti, non fatti o non arrivati a destinazione, ci si augura che “il Tar nella discussione del 28 settembre ci dia la possibilità (la Federcaccia si è costituita in giudizio) di poter integrare la Relazione dell’Ufficio Caccia al Calendario venatorio con i dati necessari per un risultato positivo. Dati che nella Relazione dell’Ufficio sono carenti e insufficienti, e ci piacerebbe accertare con i responsabili politici il perdurare negli anni di tali comportamenti dei soliti noti”.