Sono i dubbi della ricercatrice abruzzese in America, Maria Rita D’Orsogna, spiegando che “la ditta che ha eseguito i lavori si chiama Zenith Energy e ha la sede ad Aberdeen, in Scozia. In data 22 Agosto 2016 hanno annunciato di avere terminato le operazioni di chiusura di Ombrina Mare per conto della Rockhopper Exploration. Il lavoro si chiama ‘plug and abandonement’ – tappa e abbandona – e alla Rockhopper Exploration è costato 250,000 sterline, circa 300,000 euro. A causa dell’attuale crisi nel settore petrolifero il prezzo è considerato estremamente favorevole. Il direttore delle operazioni della Zenith Energy si chiama Chris Collie ed ha annunciato che era il loro primo progetto di rimozione di piattaforma ed è stato tutto programmato ed eseguito in cinque mesi. Dicono di aver eseguito i lavori seguendo i più stretti protocolli di sicurezza”.
Per la ricercatrice abruzzese però “chiudere un pozzo non è un gioco facile. E’ costoso, delicato, ci vuole personale competente. In inglese le parole sono ‘well kill’. Uccidere il pozzo. Occorre innanzitutto immettere quantità sufficenti di fanghi pesanti nel sottosuolo in modo che gli idrocarburi ed altro materiale presente nel pozzo non possano tornare in superficie, anche quando le valvole che ne controllano l’erogazione saranno smantellate. Il metodo preferenziale, e quello usato per Ombrina, è il cosiddetto bullhead, a testa di toro. I fanghi di chiusura vengono forzati nel pozzo fino a che gli idrocarburi e altre formazioni (acque di scarto, fluidi di perforazioni precedenti, gas) vengono respinti in profondità, nel giacimento iniziale. Sono stati poi rimossi dei cablaggi detti slickline e wireline e il cosiddetto ‘Christmas Tree’, le valvole di erogazione e manopole di controllo a mo’ di albero di Natele. La Zenith ha infine cementificato il pozzo in modo definitivo, tagliato e rimosso rivestimenti interne delle pareti del pozzo e smontato l’infrastruttura visibile dalla superficie del mare. Secondo la Zenith, Ombrina era particolarmente delicata a causa delle alte concentrazioni di idrogeno solforato rimaste nel pozzo e perché durante il bullheading potevano esserci sbalzi di pressione. Ma + andato tutto bene ed Ombrina è ora ‘permanentemente abbandonata’”.
Secondoo la D’Orsogna queste sono “le risposte tecniche, ma la risposta vera a chi ha chiuso Ombrina Mare è un altra. Ombrina Mare è stata chiusa grazie a tutti noi. Siamo stati bravi, ma davvero. Un pozzo che siede li per otto anni, che non succhia nemmeno una goccia di petrolio, e che alla fine viene smontato grazie a noi, gente normale. E non solo non riescono a specularci sopra, alla fine ci perdono pure 300 mila euro.