Una lettera all’ambasciatrice francese in Italia, Catherine Colonna, in merito alle 2 vignette pubblicate dal periodico satirico francese Charlie Hebdo, sul tema del terremoto. A scriverla è l’onorevole Fabrizio Di Stefano che critica il modo in cui il giornale francese ha trattato un dramma che in questi giorni sta colpendo tutto il centro Italia, invitandola a visitare le zone colpite dal sisma per verificare di persona cosa si sta vivendo in quei posti.
“Eccellenza,
Le scrivo questa lettera per due ragioni: la prima, come potrà immaginare, è per esprimere il mio disgusto per le due vignette che il periodico Charlie Hebdo ha pubblicato sul terremoto in Italia e, quindi, il mio dispiacere per come la Sua Nazione sia stata rappresentata da “esponenti” di così basso livello.
Quando il dramma colpì la Francia e la redazione di quel “giornale”, se così vogliamo chiamarlo, milioni di italiani sono scesi in piazza al grido di Je suis Charlie e, probabilmente, qualcuno di quelli che è sceso in piazza ad Amatrice con questo slogan, oggi non ha più ne’ scarpe e ne’ voce.
Mai avrebbero immaginato che quell’ essere Charlie, pronunciato con l’accezione di essere liberi, poco tempo dopo avrebbe potuto trasformarsi nell’emblema del cattivo gusto e, soprattutto, della scarsa umanità.
In tutta onestà, mi sarei aspettato una copertina “Je suis Amatrice”, che avessero dedicato un numero speciale al dramma che il 24 Agosto scorso si è abbattuto in molti paesi del Centro Italia, che magari avessero fatto beneficenza con le risorse raccolte e, perché no, avessero fatto parlare il silenzio che, in certe drammatiche situazioni, assume senza dubbio il tono di una riflessione sulle crepe e sulle fenditure della condizione umana.
Mi sarei aspettato questo e molto altro, da un Paese come la Francia che vanta una storia costellata di democrazia e di rispetto dell’altro; quel rispetto e quell’accoglienza che oggi vedo meramente calpestati e mortificati da un titolo disumano che mette in secondo piano l’umanità rispetto al vile denaro.
Il patrimonio culturale italiano affonda le sue radici nella storia più antica, e di questo ne andiamo più che orgogliosi, ma è altrettanto vero che gran parte di questo patrimonio è stato concepito in secoli lontani dal calcestruzzo armato, dalle norme antisismiche e, a onor del vero, anche dalla mafia e dai maccheroni.
Tuttavia la nostra storia, che è anche il nostro metro di civiltà, ci rende capaci di distinguere la volgarità di una singola voce dalla sensibilità e dalla cultura di un popolo come la Francia che Lei rappresenta.
Alla luce di queste considerazioni le esprimo la seconda ragione di questa missiva che è la la richiesta di un incontro che vorrei avere con Lei, per invitarLa formalmente a fissare una visita nelle zone terremotate, a quella popolazione che, anche se non si sia sentita offesa da quelle volgarità, senz’altro ne è rimasta più che amareggiata.
Una visita non per chiedere scusa ma, in nome del ruolo che rappresenta, per esprimere che il popolo francese è animato da tutt’altra ridda di sentimenti rispetto a quelli con i quali, in questa circostanza, è stato indegnamente rappresentato.
Sono certo che la Sua sensibilità La spingerà ad incontrarmi e fissare un passaggio in quei territori.
Voglia gradire, Sig.ra Ambasciatrice, i sensi della mia più alta considerazione
On. Fabrizio Di Stefano”