In realtà già due leggi regionali si erano occupate del riconoscimento e della tutela della razza canina, la Legge Regionale 16 giugno 1987, n. 31 e la successiva Legge Regionale 6 aprile 1989, numero 26, che modificava e integrava la precedente, norme che prevedevano anche contributi finanziari per la tutela e lo sviluppo della razza, contributi poi abrogati con la legge regionale finanziaria n. 6 del 2000 e non ripristinati con la nuova legge.
Il Mastino abruzzese, detto anche pastore abruzzese, discende direttamente dal “canis pastoralis”, anche se è più corretto dire che è quel cane, poiché è rimasto pressoché inalterato nel corso dei millenni. Viene citato in vari trattati latini inerenti alle pratiche agrarie (“De re rustica”), sia da Marco Terenzio Varrone (II°-I° secolo A.C..) che da Lucio Giunio Moderato Columella (I° secolo D.C.) . Le sue origini si perdono nella notte dei tempi; secondo gli studi più accreditati, discenderebbe da una popolazione di grossi canidi di tipo molossoide primitivo, caratterizzati dalla folta pelliccia bianca e dalla testa simile a quella dell’orso, la cui presenza era maggiormente diffusa nel continente asiatico, poi diffusosi sul continente europeo.
A seguito della loro domesticazione, avvenuta presumibilmente dopo l’ultima era glaciale da parte di popolazioni dedite alla pastorizia errante, si verifico’ la loro diffusione in tutta Europa, in conseguenza di migrazioni e spostamenti da parte delle popolazioni nomadi dedite alla pastoria che li avevano al seguito; ciò ha portato alla caratterizzazione di determinate linee di sangue e allo svilupparsi di diverse razze di grandi guardini di armenti e villaggi in diversi paesi (Kuvaz, Pastore di Tatra, Cane da Montagna dei Pirenei, Cane da Pastore della Russia Centrale e, naturalmente, il nostro Pastore Abruzzese).