Il boom dello scorso decennio delle imprese artigiane – documenta lo studio presentato questa mattina alla stampa alla presenza del presidente e del direttore della Cna regionale, Italo Lupo e Graziano Di Costanzo – si è diversificata nelle province abruzzesi, ma sempre e comunque con valori tutti superiori alla media nazionale: Chieti è cresciuta del 14,23%, L’Aquila del 12,89%, Teramo del 11,93% e Pescara del 7,70%. Tra i comparti produttivi, il numero più alto di imprese artigiane si trova nelle costruzioni, con ben 13mila 925 (pari al 38,39% del totale), precedendo il settore dei servizi (9mila 822 imprese pari al 27,08%). Spiccata, al contrario, la vocazione di ciascun territorio nella diffusione delle piccole imprese: così, mentre a Pescara e a Chieti prevalgono i servizi, rispettivamente con il 32,3% e il 28,3% (contro il 25,6% medio nazionale), all’Aquila le costruzioni hanno avuto il sopravvento con il 44,6% (contro il 40%), e a Teramo i valori sono molto vicini a quelli italiani.
Se il decennio 2000-2010 ha segnato in Abruzzo il boom delle piccole imprese, la stessa cosa non si può dire per l’anno appena trascorso. Secondo l’indagine condotta dal centro studi della Cna regionale, coordinato da Aldo Ronci, le imprese artigiane abruzzesi hanno segnato un incremento di appena 189 unità, pari allo 0,52%: un risultato che se da una parte è in controtendenza rispetto al dato nazionale, attestatosi addirittura a un -0,54%, risulta tuttavia largamente inferiore alla media degli anni precedenti.
Oltretutto, spiega il curatore dell’indagine, realizzata sulla base di dati di Unioncamere, “!il risultato è stato sicuramente determinato dall’impennata verificatasi nel settore delle costruzioni nell’Aquilano per l’effetto del sisma del 6 aprile del 2009. Senza quel dato, anche in Abruzzo le nuove imprese artigiane avrebbero subito una flessione”.
Tra le province, accanto alla già sottolineata crescita del territorio aquilano (+203), occorre sottolineare anche il risultato positivo del Pescarese, capace di un saldo attivo di 82 unità. All’opposto, segno negativo per le altre due province, ambedue in flessione: con Teramo che si attesta a -38 e Chieti a -58.