Il prestito, che dovrà essere restituito in 30 anni, si è reso necessario per far fronte in parte al debito provocato, nelle precedenti legislature, dallo spostamento nel bilancio regionale di risorse del Fondo sanitario nazionale. In sostanza, i precedenti governi regionali avevano dirottato risorse destinate unicamente al sistema sanitario regionale all’interno del bilancio regionale per spese correnti. La somma “distratta” dal 2004 al 2007, “che ora tocca a questo governo regionale ripianare”, accusa il presidente della Regione, sarà reintegrata con il prestito di 200 milioni e con l’utilizzo di 160 milioni dei fondi Fas.
“Ci siamo trovati di fronte ad un’alternativa ben precisa” spiega Chiodi “aumentare la tassazione su imprese e persone oppure dilazionare l’ulteriore deficit nei prossimi 30 anni con un prestito. Abbiamo scelto questa seconda strada perché se da un lato rischia di penalizzare le generazioni future e va contro un mio principio di governo, dall’altro evita un’ulteriore tassazione che rischiava di soffocare il sistema economico abruzzese che proprio negli ultimi mesi sta registrando confortanti segnali di uscita dalla crisi economica internazionale. In un momento in cui l’Abruzzo è certificato essere la quarta regione in Italia per indice di crescita e l’ottava per aver destinato fondi alle Pmi, andare ad indebolire la competitività delle imprese con un’ulteriore tassazione significava ritardare processi di crescita necessari per rilancio dell’occupazione e dello sviluppo”.
Su questo punto il presidente della Regione ha ribadito che il percorso di risanamento della sanità regionale “è a buon punto” e che “per il 2011 sul fronte dell’indebitamento si attendono risultati ben al di sopra delle più rosee aspettative. Purtroppo ci siamo trovati di fronte ad un debito preesistente, figlio di un’eredità molto pesante delle precedenti giunte regionali alla quale abbiamo messo riparo”.