Quattordici tartarughe morte rinvenute lungo le coste abruzzesi in poco più di una settimana. Un dato allarmante che preoccupa soprattutto gli esperti del centro recupero cetacei di Pescara, diretto da Vincenzo Olivieri, visto che mai come questa volta e in questo determinato periodo in passato si era registrata una moria piuttosto accentuata di esemplari di Caretta Caretta, quasi tutti adulti ed in età quindi riproduttiva.
Le necroscopie eseguite sulle carcasse nei giorni scorsi hanno evidenziato che il decesso è quasi sempre avvenuto per asfissia. Sono morte annegate, perché intrappolate nelle reti da posta calate dagli uomini.
“Con l’intensificarsi dell’attività di pesca”, dicono gli esperti, “si registra anche un aumento del numero di tartarughe trovate morte. Esse vedono il pesce impigliato nella rete, vanno per mangiarlo e a loro volta restano imbrigliate nelle maglie. Non riescono più a risalire in superficie e purtroppo muoiono. La cosa che preoccupa è che quest’anno ne abbiamo già contate tante di carcasse in un lasso di tempo breve”.
Il pescatore quando trova una Caretta Caretta impigliata la libera dalle maglie della rete e la rigetta in acqua, sapendo comunque che è già morta. Le correnti marine poi le spiaggiano. Capita anche che finiscano nelle reti a strascico. La sorte non è diversa. Nei giorni scorsi era morto soffocato un cucciolo di delfino, finito nella rete di qualche pescatore.
Purtroppo il mare si sta impoverendo di pesci. E predatori come la tartaruga si avvicinano sempre più spesso a ridosso delle tre miglia in circa di cibo che a volte trovano appunto nelle reti da posta. E c’è il rischio che nei prossimi giorni altre carcasse possano essere restituite dalle correnti, tartarughe che muoiono a volte anche per colpa di una violenta mareggiata come quella di queste ultime ore.