È l’allarme lanciato dai consiglieri regionali Claudio Ruffini, Giovanni D’Amico e Marinella Sclocco, che hanno presentato un’interpellanza al presidente della Regione e Commissario alla Sanità Gianni Chiodi per sapere se sono stati presi provvedimenti per prorogare gli accreditamenti alle strutture sanitarie e socio-sanitarie sulla base dell’azione 4 dell’Intervento 10 del Programma operativo 2010 (che prevedeva il rilascio degli accreditamenti definitivi ai sensi della L.R. 32/2007 da parte della Regione Abruzzo entro la data del 31.12.2010).
Finora era stato lo Stato a prorogare gli accreditamenti. Infatti, l’art. 1 della legge 27 dicembre 2006 n. 296 prevedeva l’obbligo per le “regioni ad adottare provvedimenti finalizzati a garantire che dal 1 gennaio 2010 cessino gli accreditamenti provvisori delle strutture private”. Tale termine del 1 gennaio 2010 era stato prorogato al 1 gennaio 2011 dalla legge 191/2009.
“Il problema” sottolineano però i consiglieri “è che da questa data né la finanziaria nazionale né il decreto Milleproroghe né la Regione Abruzzo hanno adottato un nuovo provvedimento di proroga. Quindi ad oggi le strutture private della Regione Abruzzo sono senza accreditamento. C’è il rischio concreto che i cittadini abruzzesi vengano privati delle prestazioni erogate da circa 200 strutture accreditate fino ad oggi provvisoriamente. Anziani, disabili, minori, centri di riabilitazione, poliambulatori privati, centri di analisi privati e di fisioterapia, cliniche, case di cura, etc. senza accreditamento e senza la garanzia del rimborso economico potrebbero non garantire più i servizi finora erogati”.
Per queste ragioni, il Pd interpella Chiodi sulla volontà di esaminare immediatamente questa situazione e decidere nel merito. “Vogliamo” spiegano infatti “che Chiodi ci dica, nel caso di mancata adozione degli atti di accreditamento definitivo, cosa intendano fare la Regione e l’Ufficio del Commissario per evitare la cessazione dei servizi all’utenza”.
Richiesta inoltre, in assenza di questi provvedimenti, la possibilità di ricercare le responsabilità del mancato adempimento nelle strutture commissariali stesse e in quelle poste sotto la sua diretta responsabilità. “Nel ritardo dell’adozione di questi provvedimenti” è il dubbio dei consiglieri “potrebbe aver inciso anche la denunciata assenza da mesi di un assessore alla Sanità?”.