“Il messaggio è univoco: gli abruzzesi hanno bocciato Chiodi” esordisce il segretario regionale Pd Silvio Paolucci. “Perchè quello pubblicato stamattina dal Sole 24 Ore non è un indice di gradimento ma un vero e proprio sondaggio sui voti che raccoglierebbero gli amministratori se si votasse oggi”.
La ricerca ha preso in esame un campione di oltre tremila elettori per regione, disaggregati per sesso, età e area di residenza. Dalle classifiche stilate per i presidenti di regione, di provincia e per i sindaci dei capoluoghi di provincia, gli amministratori abruzzesi non escono affatto vincitori.
Il governatore Chiodi è all’ultimo posto tra i presidenti di regione – insieme a Cappellacci e Iorio, di Sardegna e Molise – con la maggiore differenza negativa rispetto al sondaggio dell’anno precedente (-3%). Tra i presidenti di provincia, che pure non salgono più in alto del 51° posto, tengono Testa (Pescara, al 51° posto) e Del Corvo (L’Aquila, 69°) che non perdono punti percentuali. Cede solo un punto Di Giuseppantonio (Chieti, 51°). Totalmente negativa invece la performance di Valter Catarra – presidente della provincia di Teramo – che perde il 4% dei consensi rispetto all’anno precedente e si piazza al 103° posto su 104.
Leggermente meglio, per i cittadini, i sindaci dei quattro capoluoghi di provincia. Cialente (L’Aquila) e Di Primio (Chieti) si posizionano rispettivamente all’8° e all’11° posto, guadagnando 3 punti percentuali il primo e registrando un consenso invariato il secondo. Meno positivi i risultati per Brucchi (Teramo, 43°, -3%) e per Mascia (Pescara), che perde il 4% piazzandosi al 73° posto.
“A questo punto cadono gli alibi di Chiodi che fanno leva sulle emergenze” prosegue Paolucci. “L’unico amministratore che accresce i propri consensi infatti – il sindaco di centrosinistra dell’Aquila Massimo Cialente – li guadagna proprio per le sue battaglie sull’emergenza”.
Il capogruppo dei democratici al consiglio regionale Camillo D’Alessandro pone l’accento sul “fallimento del modello teramano, che si voleva estendere a tutta la regione e che invece perde su regione, provincia e comune, lasciando irrisolti i problemi. I cittadini si aspettavano che la filiera di enti dello stesso segno politico avrebbe generato un effetto esattamente opposto a quello che poi si è verificato”.
“In Veneto” aggiunge D’Alessandro “l’esempio di Zaia (al primo posto tra i governatori, ndr.) dimostra che chi ha difeso il territorio ha ottenuto consensi. Chiodi al contrario, per le sue mire personali, ha sacrificato l’Abruzzo alle volontà dei suoi manovratori. In due anni non è arrivato un euro per le infrastrutture. Lavoro, impresa, credito non sono aumentati”.
Per Giuseppe Di Luca il risultato negativo di Chiodi non dipende tanto da scelte sbagliate, quanto dal suo immobilismo. “Se il governatore ci chiedesse di fare una battaglia per portare a Roma la Vertenza Abruzzo, noi saremmo al suo fianco”. Giuseppe Di Pangrazio evidenzia invece il risultato del sindaco aquilano Cialente, che – a suo dire – “sta con il territorio e difende il territorio”.
Sottolinea il ruolo delle istituzioni Giovanni D’Amico. “I nodi del supercommissario e del superpresidente adesso vengono al pettine. Noi chiedevamo di valorizzare le istituzioni regionali, che invece sono state esautorate dall’accentramento. Questi risultati sono soddisfacenti per noi dal punto di vista politico” aggiunge “ma non possiamo nascondere la preoccupazione per le sorti della regione”.
Se Marinella Sclocco concentra l’attenzione sull’importanza delle amministrazioni comunali – 8 dei primi 9 in classifica a livello nazionale sono amministrati dal centrosinistra – amara è la conclusione di Claudio Ruffini. “I risultati di questo sondaggio” afferma il consigliere “dicono che gli amministratori non danno risposte, non sono presenti. E in effetti sembra che per loro i problemi siano fastidi che non fanno parte della gestione della cosa pubblica. Per loro la responsabilità è sempre della crisi”.
Il commento di Ruffini viene affidato anche a un comunicato stampa. “Il Sole 24 ore e gli abruzzesi bocciano definitivamente il ‘modello Teramo’” si legge. “In pochi anni siamo passati dai primi posti delle classifiche nazionali – di provincia e comune di Teramo – agli ultimi posti”.
Il consigliere ricorda che “anche ieri – dal 1994 in poi – le amministrazioni locali uscivano massacrate e disorientate da Tangentopoli. Il modello che costruì l’amministrazione Ruffini e Sperandio fu un modello sviluppatosi dal basso, costruendo umilmente una rete sul territorio fatta di concretezza, operatività ed alto senso dello Stato”.
“In questi anni” prosegue Ruffini “si conobbero e si realizzarono grandi opere: il primo e il secondo lotto della Teramo-mare, il primo lotto della Teramo-Vibrata, l’uscita autostradale della Val Vibrata, il nuovo campo sportivo Teramo. Patto territoriale per le imprese pari a 100 miliardi. E come non ricordare la battaglia vinta per l’acqua dalla provincia che si pose contro i governi sia di destra che di sinistra. I dati economici e sociali raggiunsero i livelli del nord Italia. Teramo era la provincia più dinamica dell’Abruzzo, paragonata alle ricche province trevigiane”.
“Oggi” conclude il consigliere “prevalgono dati economici e sociali pessimi e nei cittadini si è insediato un senso di sconforto e delusione. Chiodi e Catarra non rappresentano più il futuro degli abruzzesi e dei teramani. Ne prendano atto e con onestà traggano le dovute conseguenze”.
Pierluigi Farnese