“Il documento, dato alla stampa e mai sottoposto all’attenzione del Consiglio, è un’ulteriore dimostrazione di come l’Assemblea regionale sia stata esautorata dei sui poteri” si legge nella nota “e come la quinta commissione, competente in materia, sia stata ridotta a discutere vuoti ed inutili provvedimenti”. Alla loro protesta hanno aderito anche altri commissari dell’opposizione.
“Il Piano Operativo” aggiungono “è stato inviato a Roma senza essere stato condiviso, ha cancellato 6 ospedali e 217 reparti. In cambio non è stato proposto alcun servizio alternativo sul territorio, decretando di fatto un’offerta sanitaria che si rivelerà a breve mediocre per la nostra regione e comporterà un inevitabile aumento della mobilità passiva”.
“Stupisce” dichiara D’Amico “il fatto che, solo oggi, all’esito dei tagli, componenti di maggioranza si agitino e si allertino. Se non è pianto di coccodrillo vengano nelle sedi istituzionali e chiedano il rispetto delle assemblee legittimate a decidere. Il Presidente Chiodi, ritenendo la sanità una questione tra lui Commissario ed il Governo, conferma il suo arroccamento e la sua totale estraneità alla società abruzzese e al suo territorio”.
I tagli indiscriminati alle unità operative complesse (primariati) che dovranno diventare semplici unità dipartimentali significherà lo sfinimento della sanità pubblica teramana. A sostenerlo sono i consiglieri Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca, che aggiungono: “Torneranno i conflitti tra i territori che si ritroveranno l’uno contro l’altro a combattere per salvaguardare un reparto piuttosto che un altro. La provincia di Teramo perderà un altro punto nascita tra S. Omero ed Atri e sicuramente verrà privata di un reparto di rianimazione e di ortopedia. I reparti di geriatria verranno accorpati a quelli di medicina e diventerà sempre più difficile il ricovero degli anziani in una provincia dove ci sono carenza di Rsa. Sembra quasi che il presidente Chiodi provi disprezzo e disinteresse a cercare un confronto con le istituzioni regionali, nonostante i numerosi appelli che gli abbiamo rivolto e la disponibilità che gli è stata manifestata. Adesso però abbiamo toccato il fondo: Chiodi non è il padrone di un’azienda e noi non siamo i suoi dipendenti. Chiediamo maggiore rispetto, condivisione nelle scelte strategiche e sopratutto vogliamo essere informati. La presunzione e il narcisismo di Chiodi ha raggiunto livelli inaccettabili. Mai nessuno aveva osato tanto. L’unica maniera che il Consiglio regionale ha per essere informato è quello di richiedere in continuazione consigli regionali straordinari, come è già successo per il Piano Operativo, la cui approvazione scatenò l’ira di numerosi sindaci. Pensavamo che il Presidente avesse imparato la lezione ma siamo stati ancora una volta delusi”.
Secondo il vicepresidente i rilievi mossi al piano di riordino presentato dal commissario Gianni Chiodi sono “deboli sul piano tecnico e politico: sono privi di conoscenza di una serie di parametri che il Governo nazionale ha imposto alla Regione Abruzzo per aiutarla ad uscire dalla strada senza ritorno di un deficit che ci ha fatto schizzare al primo posto in Italia. Difendere poi situazioni paradossali che hanno contribuito ad incrementare le posizioni di pochi a scapito del futuro di tutti i cittadini abruzzesi non è solo spudorato ma veramente cinico“.
E aggiunge: “Avremmo voluto confrontarci con tanti, ma chi ci dà il tempo? A chi viene in mente di farsi sue calcoli per capire quanto ci costa l’attesa nella razionalizzazione delle spese in termini di mutui da pagare, di imposizione fiscale da addossare ai cittadini? Questa è la differenza tra chi governa con senso di responsabilità e nell’interesse di tutti e chi si diletta a parlare di cose che, purtroppo, hanno l’effetto di precipitare nell’angoscia la popolazione. Sappiamo di urtare qualche suscettibilità, perché è chiaro che non un solo posto di lavoro sarà toccato in ambito sanitario, ma lo facciamo per salvare l’Abruzzo da un destino segnato. Il piano è indispensabile. Il riordino della rete ospedaliera, il potenziamento dei distretti sanitari territoriali, la razionalizzazione riconversione degli ospedali vanno nel giusta direzione. Gli obiettivi sono migliorare i servizi in periferia, arrivare nel tempo ad una integrazione dei sistemi di progettazione e dei processi per miglioramenti durevoli di costi, efficienza e qualità, utilizzo ottimale delle tecnologie informatiche di reti, riduzione dei rischi, monitoraggio delle prestazioni. Il nostro modello non è quello di salvare poche posizioni ma guardare all’interesse di tutti, anche di quel solo giovane che a causa della voragine sanitaria sarà costretto a portarne, suo malgrado, le conseguenze”.