I consiglieri regionali del Pd Giovanni D’Amico, Claudio Ruffini e Marinella Sclocco hanno abbandonato oggi i lavori della commissione sanità del Consiglio Regionale per protestare contro i metodi adottati dal Commissario Gianni Chiodi e i contenuti del Piano operativo della sanità.
“Il documento, dato alla stampa e mai sottoposto all’attenzione del Consiglio, è un’ulteriore dimostrazione di come l’Assemblea regionale sia stata esautorata dei sui poteri” si legge nella nota “e come la quinta commissione, competente in materia, sia stata ridotta a discutere vuoti ed inutili provvedimenti”. Alla loro protesta hanno aderito anche altri commissari dell’opposizione.
“Il Piano Operativo” aggiungono “è stato inviato a Roma senza essere stato condiviso, ha cancellato 6 ospedali e 217 reparti. In cambio non è stato proposto alcun servizio alternativo sul territorio, decretando di fatto un’offerta sanitaria che si rivelerà a breve mediocre per la nostra regione e comporterà un inevitabile aumento della mobilità passiva”.
“Stupisce” dichiara D’Amico “il fatto che, solo oggi, all’esito dei tagli, componenti di maggioranza si agitino e si allertino. Se non è pianto di coccodrillo vengano nelle sedi istituzionali e chiedano il rispetto delle assemblee legittimate a decidere. Il Presidente Chiodi, ritenendo la sanità una questione tra lui Commissario ed il Governo, conferma il suo arroccamento e la sua totale estraneità alla società abruzzese e al suo territorio”.
“Chiodi non condivide scelte importanti per l’Abruzzo” aggiunge la Sclocco. “Non può pensare di poter continuare così, non è col dispensare elemosine senza la giusta programmazione e soprattutto senza aver condiviso con il consiglio determinate scelte che si guida una Regione già in affanno a causa della crisi, del terremoto e delle vicende giudiziarie. Registro una grave superficialità nella gestione del problema del trasporto e dell’assistenza degli studenti disabili. E’ vero che il servizio è affidato alle Province, ma è anche vero che come il presidente ben sa, queste non riescono a rintracciare le risorse di bilancio necessarie a garantire la continuità del servizio stesso, a causa della riduzione dei trasferimenti e la mancanza di entrate significative. Mi permetto di ricordargli che la Legge Regionale prevede uno stanziamento pari almeno al 50% del costo del servizio, che per ognuna si aggira intorno al milione di euro, quindi stanziarne 1milione e 200mila, come lui ha fatto, per tutte e quattro le province abruzzesi, non mi sembra un’azione significativa volta alla garanzia del mantenimento del servizio, bensì un’elemosina e un’offesa alla dignità dei giovani portatori di handicap e delle loro famiglie”.
I tagli indiscriminati alle unità operative complesse (primariati) che dovranno diventare semplici unità dipartimentali significherà lo sfinimento della sanità pubblica teramana. A sostenerlo sono i consiglieri Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca, che aggiungono: “Torneranno i conflitti tra i territori che si ritroveranno l’uno contro l’altro a combattere per salvaguardare un reparto piuttosto che un altro. La provincia di Teramo perderà un altro punto nascita tra S. Omero ed Atri e sicuramente verrà privata di un reparto di rianimazione e di ortopedia. I reparti di geriatria verranno accorpati a quelli di medicina e diventerà sempre più difficile il ricovero degli anziani in una provincia dove ci sono carenza di Rsa. Sembra quasi che il presidente Chiodi provi disprezzo e disinteresse a cercare un confronto con le istituzioni regionali, nonostante i numerosi appelli che gli abbiamo rivolto e la disponibilità che gli è stata manifestata. Adesso però abbiamo toccato il fondo: Chiodi non è il padrone di un’azienda e noi non siamo i suoi dipendenti. Chiediamo maggiore rispetto, condivisione nelle scelte strategiche e sopratutto vogliamo essere informati. La presunzione e il narcisismo di Chiodi ha raggiunto livelli inaccettabili. Mai nessuno aveva osato tanto. L’unica maniera che il Consiglio regionale ha per essere informato è quello di richiedere in continuazione consigli regionali straordinari, come è già successo per il Piano Operativo, la cui approvazione scatenò l’ira di numerosi sindaci. Pensavamo che il Presidente avesse imparato la lezione ma siamo stati ancora una volta delusi”.
Sulla questione interviene anche il vicepresidente della Regione Alfredo Castiglione. “La sanità ha macellato il pil abruzzese e reso difficile programmare lo sviluppo futuro dei giovani abruzzesi. E questo ci fa rabbia e ci crea sofferenza. Chiedo ai tanti che parlano a chi mai sarebbe venuto in mente di commissariare l’Abruzzo se si riteneva il modello sanitario vigente normale, laddove coesistono sei neurochirurgie, si toccano le percentuali più alte d’Italia sulla ospedalizzazione, si elargiscono primariati che neanche la regione con il quadruplo dei nostri abitanti sognerebbe mai per verecondia. Ma siamo seri, per favore“.
Secondo il vicepresidente i rilievi mossi al piano di riordino presentato dal commissario Gianni Chiodi sono “deboli sul piano tecnico e politico: sono privi di conoscenza di una serie di parametri che il Governo nazionale ha imposto alla Regione Abruzzo per aiutarla ad uscire dalla strada senza ritorno di un deficit che ci ha fatto schizzare al primo posto in Italia. Difendere poi situazioni paradossali che hanno contribuito ad incrementare le posizioni di pochi a scapito del futuro di tutti i cittadini abruzzesi non è solo spudorato ma veramente cinico“.
E aggiunge: “Avremmo voluto confrontarci con tanti, ma chi ci dà il tempo? A chi viene in mente di farsi sue calcoli per capire quanto ci costa l’attesa nella razionalizzazione delle spese in termini di mutui da pagare, di imposizione fiscale da addossare ai cittadini? Questa è la differenza tra chi governa con senso di responsabilità e nell’interesse di tutti e chi si diletta a parlare di cose che, purtroppo, hanno l’effetto di precipitare nell’angoscia la popolazione. Sappiamo di urtare qualche suscettibilità, perché è chiaro che non un solo posto di lavoro sarà toccato in ambito sanitario, ma lo facciamo per salvare l’Abruzzo da un destino segnato. Il piano è indispensabile. Il riordino della rete ospedaliera, il potenziamento dei distretti sanitari territoriali, la razionalizzazione riconversione degli ospedali vanno nel giusta direzione. Gli obiettivi sono migliorare i servizi in periferia, arrivare nel tempo ad una integrazione dei sistemi di progettazione e dei processi per miglioramenti durevoli di costi, efficienza e qualità, utilizzo ottimale delle tecnologie informatiche di reti, riduzione dei rischi, monitoraggio delle prestazioni. Il nostro modello non è quello di salvare poche posizioni ma guardare all’interesse di tutti, anche di quel solo giovane che a causa della voragine sanitaria sarà costretto a portarne, suo malgrado, le conseguenze”.