Pescara. Stati, Venturoni, commissariamenti, incarichi privati: il Pd non ce la fa più ad assistere ad un’Amministrazione Regionale che giudica di “straordinaria irregolarità” e ricorre direttamente al Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, al quale il Senatore Giovanni Legnini invia una interrogazione diretta per richiedere maggiore controllo e intervento.
Ben note le controverse vicende abruzzesi. Se così non fosse, sono recentemente arrivate ben 10 domande da parte del consigliere regionale Camillo D’Alessandro a rimarcarle, chiedendo pubblicamente a Chiodi lumi sull’andazzo della sua legislatura. Da questo decalogo, D’Alessandro fa spiccare questi interrogativi circa gli eventi che coinvolgono direttamente il comportamento del Presidente della Regione: “Che differenza c’è tra la Stati e Venturoni? Perché Chiodi giudicò le dimissioni della Stati giuste, e legittima invece la posizione di Venturoni? Perché e di Teramo? Perché è un amico? O perché è implicato in vicende risalenti a quando Chiodi era sindaco di Teramo?”. Un’accusa di ‘insolita amicizia’ che si muove anche verso un’altra questione: “Quali sono i criteri per la scelta dei componenti della Giunta? Chiodi aveva dichiarato una rivoluzione meritocratica, ma quale particolare merito se non l’amicizia ha portato alla nomina ad assessore della Carpineta, visto che non ha particolari esperienze pregresse e che recentemente non si è accorta in un concorso pubblico che si assegnava lo stesso punteggio a diplomati e laureati?”, chiede ancora D’Alessandro. Dall’amicizia ai rapporti professionali, quelli che legano Chiodi a Carmine Tancredi: “Chiodi ha dichiarato che, nell’interesse della Regione, ha assegnato incarichi e consulenze al suo studio personale condiviso con Tancredi, forse per obero di lavoro, e che Tancredi ha preso circa 730 a consulenza, tanto quanto prende un precario in un mese. Su quale base tariffaria è stato assegnato il compenso?”, incalza D’Alessandro. Un complessivo modus operandi che, nel definirlo ‘modello Chiodi’, il consigliere Pd si domanda: “Cosa dobbiamo aspettarci ancora?”.
Domande poste pubblicamente, risposte non pervenute. Arriva, quindi, l’interrogazione rivolta a Maroni: “iniziativa a valle di quella intrapresa da tempo dal Pd”, spiega il segretario regionale Silvio Paolucci, “che dalle domande è passato a porre delle condizioni affinché Chiodi possa procedere nella legislatura. Venturoni deve dimettersi, Chiodi deve prendere le distanze da un gruppo di potere di cui facente parte anche prima delle elezioni regionali e si discuta un pacchetto di ‘leggi trasparenza’. Inoltre, tutti conosciamo l’agenda dei problemi dell’Abruzzo: ricostruzione, fondi Fas, sanità, istruzione, ma ancora non si è ricevuta alcuna risposta dall’Amministrazione. A chi serve un governo regionale impantanato?”.
Un muro contro muro che procede da mesi. Ma l’ultima crepa sulla facciata del Pd pare giungere dalla proposta di Chiodi di convocare Venturoni, attualmente obbligato agli arresti domiciliari, in seduta di Consiglio attraverso videoconferenza. Legnini decide di saltarlo il muro e fa dritto al ministero. “Il governo nazionale deve dire cosa intende fare per ripristinare il normale funzionamento degli organi collegiali di una Regione investita da emergenze drammatiche”, si legge nel testo dell’interrogazione. “Siamo in una situazione di anomalia straordinaria difficilmente rintracciabile nella storia. Manca un assessore da tre mesi in settori chiave quali protezione civile, sanità, rifiuti e ambiente. C’è un assessore che per impedimenti di ragione giudiziaria non può partecipare alle sedute di Giunta, il Presidente invece che assolvere agli organi di un organo perfetto ipotizza le videoconferenze. Non possiamo abituarci alla concretizzazione dell’anomalia e dell’irregolarità delle quali il governo centrale non può farsi carico di intervento”, commenta lo stesso Legnini.
Una combinazione di anomalie istituzionali e comportamentali, quindi, le motivazioni della mossa di Legnini: “Chiodi svolge funzioni proprie di Presidente, inoltre gli si accentrano poteri senza precedenti come Commissario per la Ricostruzione e per la Sanità. Ha due assessori indagati, uno dimesso ma in odore di reintegra e uno ancora in carica agli arresti domiciliari. Il suo studio professionale sarebbe titolare di incarichi professionali da parte di società pubbliche e private che intrattengono rapporti societari e contrattuali con la Regione. L’opinione pubblica appare disorientata e sconcertata. Chiodi, interrogato, non risponde. Dica Maroni quali iniziative il Governo vuole attuare per ripristinare il regolare funzionamento della Regione Abruzzo”, conclude il Senatore.
Daniele Galli