Nuovo Piano Sanitario: sindaci e opposizione sul piede di guerra

ospedaletagliacozzo1Il Piano Sanitario della Baraldi non è ancora stato consegnato “ufficialmente” a Roma, ma ha già scatenato forti reazioni a catena. Sindaci in rivolta per tagli “sconsiderati”, consiglieri d’opposizione che accusano il presidente Chiodi di non tener conto della loro opinione e di andare avanti per la sua strada.

Ospedali che vanno (Guardiagrele e Casoli ad esempio), ospedali che vengono (Lanciano e Vasto), tra chi ringrazia per essere stato salvato (Sant’Omero) e chi si ribella al taglio dei reparti (Tagliacozzo).

“Obiettivo principale” si legge nel Piano “è quello di garantire uniformità nei servizi offerti e effettivamente utilizzati. Le criticità riscontrate mostrano che fino ad oggi i servizi sono stati inappropriati ed eccessivamente frammentati, così come le strutture poco utilizzate, con particolare riferimento alle specialità complesse e soprattutto alle chirurgie che appaiono sovradimensionare rispetto agli standard nazionali”.

Ma a scatenare le ire di sindaci e consiglieri di opposizione sarebbe il dato relativo agli ospedali da chiudere. Niente da fare per Guardiagrele, Casoli, Gissi, Tagliacozzo e Pescina. Proprio qui è montata la protesta di sindaco e personale ospedaliero, che ieri ha manifestato sul tetto dell’ospedale contro le decisioni della Regione.

giovanni_legnini“Il presidente Chiodi si fermi” è l’appello del senatore Giovanni Legnini (Pd),  che lancia l’allarme su quella che definisce “la più pesante discriminazione dell’Abruzzo interno negli ultimi decenni. Sulla sanità e sulle condizioni dell’Abruzzo interno ascolti il grido di allarme dei sindaci e dei territori, apra un confronto serio con la sua maggioranza e con l’opposizione, discuta con la società abruzzese del futuro di questa regione. Non si nasconda dietro gli alibi: sull’Abruzzo si sta abbattendo un intervento mai visto prima, di una portata tale che inciderà sul futuro di territori estesi, quelli più in difficoltà, deciso a tavolino da 2-3 persone ignorando totalmente il punto di vista delle popolazioni e di tutti i protagonisti istituzionali e sociali”.

Legnini ricorda che in Abruzzo ci sono 305 comuni fra aree montane e collinari, e 199 sono sotto i 5 mila abitanti. “Proprio a questi territori, tra manovre finanziarie e piani di rientro, si stanno sottraendo quasi tutti i servizi vitali: i fondi alle comunità montane sono stati cancellati, i Comuni vivono in ristrettezze mai viste prima, ai parchi nazionali si toglie il 50% delle risorse, con i tagli alle Regioni saranno a rischio il trasporto pubblico e il comparto socio-assistenziale. La quasi totalità dei presidi sanitari è condannata a scomparire. Una strategia devastante che annulla decenni di conquiste”.

E conclude: “Prima di togliere e tagliare a quelle popolazioni, bisogna assicurare servizi sanitari sostitutivi, più medicina del territorio, una rete di emergenza-urgenza efficiente, una funzione seria e servizi alternativi per gli ospedali che si vogliono dismettere. Non certo l’ospedaletto sotto casa, ma servizi di cui i cittadini hanno diritto. Quello che si inizia a porre in Abruzzo è un più ampio problema di democrazia: un presidente eletto dal 26% degli abruzzesi ha concentrato su di sé poteri straordinari e senza eguali in Italia e decide tutto chiuso nella sua stanza senza coinvolgere neppure i suoi consiglieri regionali o i parlamentari del suo partito. Il pluri-commissario, se non è Attila, è alla guida di un’orda di unni, incapaci di dare risposte sulla ricostruzione aquilana, sulla crisi economica peligna, sullo svuotamento della zona franca urbana di Pescara, sulla tassa-pedaggio per l’asse attrezzato, sull’industria in crisi e sulla disoccupazione. Chiodi abbandoni gli alibi e apra una fase nuova: l’Abruzzo non ha bisogno di un ragioniere, ma di una strategia forte e partecipata. Perché l’emergenza oggi è una: arrestare un arretramento economico e sociale senza precedenti nella storia recente dell’Abruzzo che l’azione dei governi nazionale e regionale di centrodestra sta drammaticamente accelerando”.

camillo_d_alessandroDal Pd regionale si eleva un’altra voce di forte dissenso, quella di Camillo D’Alessandro, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale. “Di solito” dice “i Chiodi si attaccano al muro, ma il presidente commissario sta attaccando al muro gli abruzzesi. Perché ha secretato gli atti di programmazione sulla sanità e sulla rete ospedaliera? Perché li ha inviati a Roma senza passare per un confronto in Consiglio regionale, con i sindacati, con i sindaci? Forse voleva nascondere le modalità dei tagli: ogni 7 posti letto tagliati al pubblico se ne taglia uno al privato?  Fino a quando pensa di giustificare se stesso proteggendosi sotto l’odioso dito del terremoto, di cui non si occupa visto che gli aquilani si rappresentano da soli a Roma, o di chi lo ha preceduto? Perché non dice la verità agli abruzzesi?”.

La replica del presidente e Commissario alla Sanità Gianni Chiodi arriva in serata. “E’ inaccettabile che chi ha contribuito a mettere in crisi il sistema sanitario abruzzese, tanto da far subire l’onta del commissariamento, si riproponga oggi come censore di scelte inevitabili, tese a costruire un sistema sanitario di qualità ed a costi sostenibili per i cittadini. Invece di chiedere scusa a persone ed imprese per averli, tra l’altro, costretti a subire un aumento delle tasse e uno scadimento qualitativo della sanità abruzzese, fingono di avere soluzioni, che non avevano quando hanno avuto l’occasione di governare e che tanto meno avrebbero oggi, per mancanza di coraggio politico”.

Quel che è certo è che la polemica non si fermerà qui. Parlare di sanità in Abruzzo significa toccare un tasto dolente. Il botta e risposta è appena cominciato, la battaglia è solo agli inizi.

Palomba-Paolini (IdV) su Piano Sanitario. “Questa è la fine della democrazia e l’Italia dei Valori non ci sta”. Così Paolo Palomba, vicepresidente della commissione sanità e consigliere IdV, e Lucrezio Paolini, consigliere dell’IdV, questa mattina hanno abbandonato i lavori della V commissione, in segno di protesta  contro il metodo con cui il presidente Chiodi e l’Assessore Venturoni hanno presentato il piano di riordino della rete ospedaliera.
“Siamo stati ingannati ed esautorati dalle funzioni che i cittadini ci hanno affidato – hanno dichiarato i consiglieri – Ricordiamo che la dottoressa Baraldi e l’assessore Venturoni ci avevano assicurato la disponibilità del documento per poter dare in sede consiliare o in commissione contributi migliorativi. E invece nulla, hanno di fatto blindato il testo, impedendo al consiglio e alla commissione di discuterlo. Un comportamento – hanno concluso – sconcertante ed antidemocratico. Non sospende il piano, così come richiesto ieri dall’Italia dei Valori,  sarebbe uno scandalo senza precedenti».

La sinistra di Lanciano chiede un consiglio regionale straordinario.
Il Piano sanitario è stato il tema dell’incontro di ieri sera dei partiti di Sinistra a Lanciano (Verdi, Prc, Psi, Sel). Alex Caporale ha dato mandato ai rappresentati regionali (Acerbo, Saia e Walter Caporale) di richiedere un consiglio regionale straordinario per discutere del Piano Sanitario elaborato, secondo la sinistra frentana, in gran segreto.

Marina Serra

 

 

Impostazioni privacy