L’Abruzzo è tra le regioni con il più basso tasso di integrazione degli immigrati. A dirlo è uno studio del Cnel, il Comitato Nazionale per l’Economia e il Lavoro. La ricerca, presentata a Roma questa mattina, vede in testa l’Emilia Romagna e sfata alcuni luoghi comuni sulla criminalità degli immigrati, comunitari e non.
L’analisi si è basata su diversi indicatori sia di inserimento sociale, come la dispersione scolastica, l’accessibilità al mercato immobiliare, l’accesso ai vari servizi di cittadinanza, la criminalità, sia di inserimento occupazionale, come la capacità di assorbimento degli stranieri da parte del mercato locale, il reddito da lavoro e i differenziali tra italiani e stranieri.
Sintetizzando i vari indicatori, la graduatoria assoluta vede la nostra regione al terz’ultimo posto, con 38,24 punti su una scala da zero a cento. Dietro l’Abruzzo solo la Puglia e la Sardegna, mentre ai primi tre posti troviamo tre regioni del Nord, con l’Emilia Romagna (60,82 punti) seguita dal Friuli Venezia Giulia e dalla Lombardia.
Oltre alla graduatoria assoluta, il Cnel ha elaborato anche un ranking differenziale, nel quale al di là dell’integrazione potenziale viene misurata anche la maggiore o minore disparità reale tra italiani ed immigrati sul territorio. Con un punteggio che va da +1 a -1 (massima e minima integrazione) l’Abruzzo anche stavolta è terz’ultimo, davanti a Marche e Puglia, mentre ai primi posti troviamo Sicilia, Piemonte e Molise. Insomma, vita difficile per gli immigrati nella nostra regione.
La ricerca offre anche una interessante serie di dati che cancellano l’equazione che vede lo straniero come un delinquente. Secondo il Cnel, “l’aumento degli immigrati non si traduce in un automatico aumento proporzionale delle denunce penali nei loro confronti”. Nel periodo 2005-2008, fa notare lo studio, di fronte ad un aumento degli stranieri del 45,7 per cento (e stiamo parlando dei soli regolari), le denunce contro gli immigrati sono aumentate solo del 19 per cento, clandestini compresi. È questo un dato grazie al quale per il Cnel “il parallelismo tra aumento dell’immigrazione e aumento della criminalità viene definitivamente smontato”. Cifre che fanno il paio con quelle relative alle denunce totali. Sempre nel periodo 2005-2008, a carico dei nuovi venuti vi è stato un denunciato ogni 25 individui, mentre per i residenti nel nostro paese nel complesso (italiani e non) le denunce sono una ogni 22.
Il Cnel individua anche le comunità straniere più “virtuose”, quelle cioè che hanno una percentuale di denunce penali inferiori alla loro quota sui residenti stranieri. E qui si trovano le sorprese. Se i più rispettosi della legge sono i moldavi, subito dopo di loro troviamo i romeni, gli albanesi e i cinesi. Le maggiori criticità a livello di gruppi, sottolinea la ricerca, sono da ricercare tra gli africani, con i marocchini che vedono la maggiore percentuale di denunce rispetto al loro peso demografico, e con Marocco, Senegal, Tunisia, Nigeria ed Egitto che totalizzano quasi un terzo di tutte le denunce contro gli stranieri.
AC