E lancia accuse pesanti il protagonista numero uno della sanitopoli nostrana.
Prima di entrare in aula, infatti, non disdegna di lasciare qualche dichiarazione, che sa tanto di lancia infuocata.
“Tutta questa operazione contro la mia persona” ha detto “è stata diretta da una parte del Pd che sta scomparendo. In questi due anni il Pd non ha vinto più da nessuna parte, ha perso persino Gardiagrele: forse il gruppo dirigente dovrebbe riflettere su questo e sul fatto che 2 mila lavoratori di Villa Pini per due anni sono stati senza stipendio, mentre questo signore portava via una barca di soldi”.
“E’ un processo con fatti in buona parte abbastanza acclarati” ha detto Ciprietti. “Quella di Angelini è una posizione da chiarire per quanto riguarda la parte da imputato, mentre è più chiara la sua posizione di parte offesa”.
Per Ciprietti la vicenda della bancarotta fraudolenta “non c’entra nulla, trattandosi di fatti successivi e l’insolvenza si è creata in epoca successiva”.
Anche il legale dell’Associazione italiana ospedalità privata ha annunciato che si costituirà parte civile.
Aspetto, questo, che Del Turco definisce “la cosa più grottesca di questa vicenda. Accusano la giunta di aver favorito Angelini, che non è più nel panorama delle imprese private. Per essere un favore ne abbiamo fatto uno un po’ troppo cattivo”.
Nell’inchiesta, che il 14 luglio 2008 portò all’arresto dell’allora Presidente della Regione Del Turco, sono coinvolti anche l’ex segretario generale della Regione Lamberto Quarta, gli ex assessori regionali Antonio Boschetti e Bernardo Mazzocca, l’ex capogruppo del Pd alla Regione Camillo Cesarone, l’ex manger della Asl di Chieti Luigi Conga, l’ex amministratore della Humangest Gianluca Zelli, l’ex assessore alla Sanità del governo di centro destra Vito Domenici, l’ex presidente della Fira Giancarlo Masciarelli ed Angelo Bucciarelli, ex segretario di Mazzocca.
Tra gli imputati, poi, Vincenzo Angelini, l’ex presidente della Regione del centrodestra Giovanni Pace e il parlamentare del Pdl Sabatino Aracu.
Il grande accusatore, Angelini, aveva rivelato ai magistrati di aver pagato tangenti, per un valore complessivo di 15milioni di euro, in cambio di una serie di favori.