L’Aquila. “Il provvedimento non è in grado di risolvere la questione che ha suscitato tante preoccupazioni tra i balneatori”. È la conclusione dei consiglieri regionali di opposizione, Maurizio Acerbo e Antonio Saia, in merito alla recente decisione del governo di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge sull’estensione della durata delle concessioni balneari.
“Il Governo” ricordano i consiglieri in proposito “ha più volte ribadito, rispondendo a interrogazioni parlamentari, che la disciplina prevista dall’articolo 37 del codice della navigazione verrà senz’altro rivista, eliminando quel “diritto di insistenza” che sostanzialmente favorisce la perpetuazione delle concessioni”.
L’ Italia deve, infatti, adeguarsi alla direttiva comunitaria che prevede che il rinnovo delle concessioni scadute non avvenga più con il diritto di insistenza, ma attraverso un’ asta, senza alcuna garanzia per gli attuali detentori.
Acerbo e Saia riflettono, pertanto, sulla necessità di chiarire i motivi di interesse pubblico che avrebbero portato il governo alla volontà di un’eventuale estensione. “Inoltre” aggiungono, “sarebbe stato necessario determinare con puntualità quali fossero gli investimenti che i balneatori dovranno affrontare per garantire una riqualificazione ambientale, energetica e paesaggistica del litorale abruzzese”.
Secondo i due politici, il disegno di legge avrebbe dovuto prevedere la rinegoziazione delle concessioni per venti anni, ma vincolate a progetti mirati alla riqualificazione e recupero ambientale delle strutture esistenti, come sollecitato dalle associazioni ambientaliste (WWF e Mare Libero).
“Soltanto una pianificazione regionale e comunale” motivano, infatti, in merito “che preveda prescrizioni chiare per la riqualificazione delle nostre spiagge potrebbe forse giustificare un’estensione della durata delle concessioni, che deve essere commisurata ad effettivi interventi a carico dei concessionari. Invece, abbiamo la sensazione che si voglia conservare l’attuale situazione che vede le concessioni balneari spesso proliferare negando vista mare e accessibilità a un bene che,come ricorda l’UE, ha natura demaniale. Anzi, ci pare forte la propensione a ridurre ulteriormente le prescrizioni contenute nel pessimo Piano Demaniale Marittimo Regionale e a superare i pochi sacrosanti divieti che pone, come quello di recintare le concessioni”.
Acerbo e Saia, inoltre, smentiscono le affermazioni di Riccardo Padovano, presidente regionale della Sib/Confcommercio, che avrebbe sostenuto che la legge regionale “ricopia pari pari la legge Finanziaria nazionale del 2007”. I due consiglieri ricordano, infatti, che nel provvedimento impugnato non vi sarebbe una chiara correlazione tra investimenti e interesse pubblico da tutelare e, quindi, l’estensione delle concessioni non appare sufficentemente motivata.
“Facciamo presente” tuonano i consiglieri “che se non verrà predisposta una normativa anti-trust adeguata, le nostre spiagge diventeranno facile preda di banche e multinazionali. Per evitare tutto questo è necessaria una normativa che legittimi i concessionari dentro una visione completamente diversa dal passato: i balneatori dovranno trasformarsi da cementificatori in custodi di un bene demaniale a tutela dei valori paesaggistici e ambientali. La legge, inoltre, prevedeva che la Giunta proponga entro 60 giorni le linee di indirizzo per l’estensione delle concessioni e una proposta di aggiornamento del Piano demaniale Marittimo (PDM). Ricordiamo che nella legge è stato introdotto da un nostro emendamento l’obbligo di consultare su questi strumenti non solo le organizzazioni di categoria, ma anche quelle ambientaliste superando una tradizionale propensione della Regione a confrontarsi soltanto con i balneatori. Non ci risulta che finora siano state coinvolte le associazioni ambientaliste”.