Sanità Abruzzo, D’Alessandro (IdV) chiede i costi del piano di rientro

D_Alessandro_CesareL’Aquila. Il consigliere regionale dell’IdV, Cesare D’Alessandro, ha presentato nei giorni scorsi un’interpellanza rivolta al presidente Chiodi per conoscere lo stato dell’arte sul piano di rientro dei debiti della sanità abruzzese.

Più in particolare, il consigliere chiede che si rendano noti il costo sostenuto dalla Regione per l’opera resa dal commissario Gino Redigolo e quello per l’attuale commissario e i due sub-commissari (di cui uno dimissionario).

Inoltre, si chiede anche quali uffici, dotazioni di personale e mezzi necessari all’espletamento dell’incarico siano stati messi a disposizione del commissario e dei suoi vice e quanto costino alla Regione Abruzzo, oltre alle verifiche trimestrali e a quella annuale prevista dal Piano di rientro e indicate nell’ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri.

Infine, D’Alessandro svolge anche riflessioni sul merito del debito sanitario, che avrebbe dovuto essere incanalato nei giusti binari già entro l’anno 2009 e per il quale il governatore Chiodi si sarebbe preso un altro anno con un aggravio di tasse per i cittadini abruzzesi, nel 2010, di 140 milioni di euro.

“Siamo arrivati a 4 miliardi di euro di debito sanitario” è il commento di D’Alessandro. “E’ venuto il momento di fare un’operazione verità, di dare un cognome e un nome ai responsabili, a chi ci ha messo la firma e non la faccia, ai funzionari di banche, ai dirigenti della Regione, agli intermediari che si sono arricchiti sulla pelle delle famiglie abruzzesi”.

Il consigliere porta sul tavolo due delle tre cartolarizzazioni che, stando a quanto sostenuto da D’Alessandro, per i prossimi quindici anni dovrebbero costare alla Regione 860 milioni di euro, di cui 200 milioni di interessi.

“La prima fu fatta dalla giunta Pace nel 2004” spiega meglio il consigliere. “Si chiamava “Cartesio” e ci costa più di 8 milioni l’anno di interessi su un credito ottenuto di 337 milioni di euro. In soldoni, si tratta di 82 milioni di interessi per dieci anni”.

La seconda cartolarizzazione di cui parla D’Alessandro sarebbe stata fatta, invece, da Del Turco. “A fronte di 327 milioni di credito” sottolinea, “ci costa 449 milioni di euro, con interessi pari a 122 milioni per 15 anni. Queste operazioni, sbandierate come finanza creativa di altissimo livello, hanno nomi e cognomi dei responsabili della FIRA (e li sappiamo), ma anche di tanti altri. Il governatore Chiodi ha il dovere di portarli a conoscenza dell’opinione pubblica, che deve sapere con quale percorso si è arrivati sull’orlo della bancarotta”.

 

Impostazioni privacy