Pescara. ‘La ripresa economica in Abruzzo c’è, ma è ancora piuttosto debole e tutta da verificare nel corso dei prossimi trimestri. Tuttavia, il leggero e timido fenomeno espansivo non va sottovalutato, perché avviene all’indomani della prima crisi finanziaria e di quella successiva del debito sovrano, crisi che ha prodotto effetti devastanti sull’economia della nostra Regione sia in termini occupazionali che di prodotto interno lordo. Basti pensare che nell’arco di questo periodo il Pil è tornato ai livelli del 2010 e il tasso di disoccupazione è praticamente raddoppiato, coinvolgendo in particolare il numero dei giovani senza lavoro’.
Così esordisce Giuseppe Mauro, professore ordinario di Politica Economica presso l’Università di Chieti – Pescara, nel suo intervenuto durante la conferenza stampa della CISL AbruzzoMolise.
Secondo l’analisi elaborata dall’Ufficio Studi “M.Ciancaglini” sui dati Istat, relativi al I trimestre 2015, le persone occupate sono incrementate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma ancora non sono stati recuperati i livelli del 2008. Il tasso di occupazione degli abruzzesi tra i 15 e 64 anni segnala un aumento passando dal 53,4% nel 2014 al 55,7% nel 2015. I posti di lavoro crescono nell’agricoltura e nell’industria, ma scendono nel settore del terziario e dei servizi (- 6.000 unità). In definitiva migliorano, nel confronto con il primo trimestre del 2014, sia il tasso di disoccupazione che il numero degli occupati, ma tutti gli indici restano ben lontani dai valori precedenti alla crisi.
‘Secondo i dati Istat, il primo trimestre del 2015 sembra trasmettere segnali positivi e incoraggianti. Un dato che deve trovare conferma nelle rilevazioni dei prossimi mesi. Al momento si può affermare che il trend espansivo è da attribuire interamente all’industria in senso stretto, a conferma della configurazione manifatturiera della Regione. Rimane debole invece la domanda interna, che fa registrare ancora una volta un trend negativo. La caduta del potere di acquisto delle famiglie e l’ampliamento del disagio sociale spiegano la permanenza del ciclo recessivo in questo settore.
Per il futuro, l’interrogativo che si pone è se questo timido miglioramento possa diventare duraturo nel tempo. In proposito i fattori da valutare sono essenzialmente due. In primo luogo, che la situazione a livello europeo possa stabilizzarsi in positivo senza ricadute a causa della crisi greca. In secondo luogo, la Regione deve manifestare una progettualità strategica capace di spingere il tessuto produttivo regionale verso la via “alta” della competitività, conclude il Professore Mauro’.
In Abruzzo, inoltre, l’evoluzione dell’export conferma il peso preponderante assunto dai mezzi di trasporto che ormai rappresentano circa la metà del totale dei flussi commerciali verso l’estero. Tuttavia, non si può fare a meno di sottolineare come il numero delle imprese che guardano al mercato internazionale sia ancora decisamente basso e gli scambi, nella sostanza, sono monopolizzati dalle grandi imprese.
‘Per favorire la crescita all’Abruzzo è necessario utilizzare al meglio le risorse disponibili, – dichiara Maurizio Spina, Segretario Generale CISL. Risorse ridotte a causa della contrazione dei Fondi europei e nazionali disponibili per la nuova programmazione 2014-2020. Nel bilancio regionale non si trovano fondi sufficienti da destinare alle voci del sociale e dello sviluppo. La Regione Abruzzo deve intercettare le risorse dirette europee collegando i Fondi Fers e Fse ai Pon e deve impegnare le risorse residue della programmazione 2007/2013 per sostenere la crescita del lavoro e degli investimenti. Non possiamo perdere altro tempo prezioso; è una necessità far partire i bandi dei nuovi fondi strutturali 2014-2020, dato che alla fine del mese il Fondo Fers della nuova programmazione verrà definitivamente approvato – continua Spina’.
‘Il primo passo per una svolta strategica che metta il lavoro e lo sviluppo al centro dell’agenda politica regionale e per incoraggiare la collaborazione tra i livelli istituzionali e le Parti Sociali, è la sottoscrizione di un Patto per l’attrazione di nuovi investimenti. Uno strumento in più nella cassetta degli attrezzi da mettere a disposizione, frutto di un’intesa tra la Regione e Parti Sociali. Un lavoro comune per accelerare il più possibile la ripresa economica ed occupazionale del nostro Abruzzo, – afferma il Segretario Maurizio Spina’.
‘Per rilanciare i consumi e la crescita occorre abbassare la pressione fiscale a partire dalla sanità. L’uscita dal commissariamento è l’occasione per ridurre la tassazione aggiuntiva attuale, a favore delle famiglie e delle imprese, – sottolinea il Segretario della CISL’.
‘I contratti di rete sono un istituto innovativo nel nostro sistema produttivo. Promuovono un modello di collaborazione tra imprese che consente, pur mantenendo ognuna la propria indipendenza, autonomia e specialità, di realizzare progetti ed obiettivi condivisi, incrementando la capacità innovativa e la competitività sul mercato. L’Abruzzo in un confronto nazionale si posiziona al 6° posto nella classifica delle Regioni, con i suoi 131 contratti sottoscritti, che impegnano e coinvolgono 626 imprese – illustra SPINA. Ma i numeri, secondo gli stessi dati della Regione, sono ancora insufficienti: i contratti di rete devono diventare uno strumento più condiviso, per aiutare le nostre aziende a crescere in un mercato in profonda trasformazione e dove anche la burocrazia rappresenta addirittura un ostacolo allo sviluppo’.
‘La Regione, inoltre, deve proseguire la strada delle riforme con maggiore coraggio e decisione, per recuperare risorse e crescere in efficienza. Un processo di cambiamento, quello abruzzese, che trova ancora diffidenze e difese corporative, che minano il futuro, – denuncia il Segretario della CISL’.
‘Dobbiamo essere capaci di dare risposte ai cittadini abruzzesi che continuano a fare i conti con la politica dei tagli: è tempo di costruire un vero e proprio sistema socio-sanitario integrato. Un sistema integrato più produttivo e più vicino ai cittadini che ne hanno bisogno. C’è bisogno di una governance che definisca obiettivi specifici per riqualificare, ristrutturare, ridurre gli sprechi e portare i servizi sul territorio dove mancano. Non si può lasciare il sistema territoriale all’abbandono perché alla fine avremo solo tagli e spese eccessive, a danno dei cittadini. I ripetuti tagli lineari rischiano solo di alimentare gravi problemi sociali, – conclude Spina’.