In realtà, la situazione era già stata denunciata dal Pd qualche tempo fa. Lo stesso segretario provinciale, Robert Verrocchio, ricorda a riguardo le promesse della giunta regionale. “Quando l’amministrazione Chiodi” spiega, infatti, il segretario “ha approvato il programma regionale per i fondi Fas, tagliando i finanziamenti per la Val Vibrata e confermando, invece, quelli per la Valle Peligna, alle nostre proteste si è replicato con la promessa che il Masterplan avrebbe compensato tale taglio”. La promessa, però, non sarebbe stata mantenuta. Da qui l’intenzione del Partito Democratico di tornare nuovamente sulla questione per sollecitare la giunta Chiodi, in quanto si tratta di documenti che non passano in Consiglio e sui quali, pertanto, è difficile dare un contributo.
I consiglieri regionali, Claudio Ruffini e Giuseppe Di Luca, hanno anche scritto al direttore del Tavolo di coordinamento regionale, Antonio Sorgi, per far presente la situazione, ricordando che, già nel 2008, la Provincia di Teramo aveva istituito un gruppo di coordinamento degli interventi con una proposta di accordo di programma. Da allora, però, il Protocollo di Intesa sarebbe fermo.
“C’eravamo lasciati a settembre” precisa Di Luca “con una risoluzione votata all’unanimità con la quale ci si diceva che i fondi necessari alla Val Vibrata sarebbero stati presi dal Masterplan. Ora al suo interno non ce n’è più traccia”.
Mentre la Valle Peligna è, infatti, ripetutamente menzionata nei capitoli di spesa contenuti nel Masterplan, il comprensorio teramano non sarebbe affatto preso in considerazione. Non solo. Il Partito Democratico contesta anche la logica sulla quale lo stesso documento si basa, che non costituirebbe la reale garanzia per una ripresa economica abruzzese. Un ottimo esempio sarebbe dato dal capitolo sulle attività strategiche, dove particolare attenzione è riservata al supporto all’internazionalizzazione delle imprese. Come si legge nel documento, le linee di intervento prevedono “programmi di decentramento delle attività manifatturiere tradizionali (con particolare riferimento ai Balcani, Europa dell’Est e Paesi MED) ed interventi finalizzati a creare nei paesi della sponda est dell’Adriatico o in altri paesi interessati le condizioni per facilitare i decentramenti produttivi delle imprese abruzzesi”.
“E’ impensabile” commenta a riguardo Di Luca “basare la ripresa economica di una regione finanziando la delocalizzazione. Se questo è il modello abruzzese per farci uscire dalla crisi, poveri noi”.
A preoccupare il Pd, tra le aziende del territorio teramano, è soprattutto l’Atr, polo di eccellenza al carbonio del quale la Regione sembra non essere interessato. “Nel capitolo dei contratti di programma” sostiene, infatti, Ruffini, sfogliando il Masterplan “quest’azienda non appare mai. Eppure, molti sono i milioni di euro impegnati per la reindustrializzazione delle realtà della Valle Peligna, che rientrano anche nei contributi dei fondi Fas”.
Alla protesta dell’opposizione regionale si aggiunge, infine, anche quella del gruppo consiliare del Partito Democratico alla Provincia di Teramo. Il suo capogruppo, Ernino D’Agostino, ha infatti promesso che chiederà di sottoporre a verifica i contenuti del documento sulla crisi sottoscritto in passato e l’attuazione degli impegni presi finora.
Tania Di Simone