L’Aquila. “La maggioranza di centrodestra si rimangia quanto sostenuto nei mesi scorsi, recependo le istanze delle potenti lobbies della grande distribuzione”. Sono le parole di Maurizio Acerbo, consigliere comunale di Rifondazione Comunista, che è intervenuto in merito alle modifiche approvate in Commissione sulla nuova legge sul commercio.
Presentata nel luglio scorso dall’assessore Castiglione, ricevette il plauso generale delle organizzazioni di categoria ponendo un limite alla realizzazione dei centri commerciali in Abruzzo, una regione che ha un’elevata densità di grande distribuzione.
Secondo quanto sostenuto da Acerbo, infatti, la media regionale del 2008 era di oltre 400 mq di superficie di vendita ogni 100 abitanti contro una media nazionale di 321 mq. È in particolare l’area metropolitana Chieti-Pescara a raggiungere indici che supererebbero qualsiasi area del territorio nazionale.
L’esame in Commissione che si è concluso ieri ha, però, portato all’approvazione di una serie di emendamenti che avrebbero modificato sostanzialmente quanto deciso sette mesi fa. “Si tratta nel complesso” spiega a questo riguardo Acerbo “di una serie di modifiche al testo originario che ne stravolgono gli aspetti positivi. Invece di recepire la richiesta delle organizzazioni di categoria che chiedevano di ridurre il numero delle aperture domenicali e festive (la legge ne prevede 32 oltre alle festività natalizie, la Regione Lombardia 17 e la Regione Piemonte 8), la maggioranza di centrodestra inserisce ulteriori norme a favore della grande distribuzione”.
All’articolo 21, ad esempio, viene eliminato il limite di 4 domeniche o festività per le deroghe degli orari di apertura e chiusura che i sindaci potranno così estendere a loro piacimento. All’articolo 30, invece, viene aggiunto un comma, che prevede che la giunta potrà individuare discrezionalmente “centri interessati da fenomeni di marginalità economica e da fenomeni di rarefazione del sistema distributivo e dei servizi” per i quali comunque non varrà la moratoria.
“Si riesuma, inoltre” continua Maurizio Acerbo, “un emendamento che avevamo bloccato in sede di finanziaria, che prevede la possibilità di trasformare in superfici commerciali le aree industriali e artigianali, consentendo la vendita al dettaglio di una lunga lista di prodotti. Provvedimento che incentiverà la chiusura di attività produttive. È stato, però, fortunatamente bloccato un emendamento bipartisan dei consiglieri De Luca (PD) e Di Matteo (PDL), che consente l’apertura degli esercizi commerciali anche in occasione del 25 aprile e del 1° maggio, ma i presentatori, dopo la mia accesa polemica, si sono riservati di ripresentarlo in aula”.
Il capogruppo UDC, Antonio Menna, si è astenuto dalla votazione della legge di riforma. Anche l’UDC, dunque, dice no ai nuovi centri commerciali. “La mia astensione” spiega a riguardo Menna “è stata determinata dagli emendamenti che sono stati approvati nel corso della seduta. Sostanzialmente l’articolo 30 della proposta di legge prevedeva, nella stesura fatta dall’assessorato, una moratoria di 24 mesi per l’apertura di nuovi centri commerciali e, come se non bastasse questo, sempre all’articolo 30 si è introdotto un nuovo comma che, nella sostanza, affranca tutte quelle richieste di nuove aperture presentate prima dell’entrata in vigore della legge e quelle da rilasciarsi in aree svantaggiate con discrezionalità da parte della giunta regionale”.
Menna è del parere che è sbagliato credere che la riforma creerà nuova occupazione, perché, nella sua ottica, alcuni centri commerciali già esistenti falliranno e, soprattutto, chiuderanno i piccoli negozi nei piccoli centri, in particolar modo in quelli montani che rappresentano i 2/3 dei comuni abruzzesi a cui si dovrebbero dare degli incentivi per il servizio che svolgono.
“Chiediamo all’assessore Castiglione” è, pertanto, l’invito dell’UDC “di bloccare le nuove autorizzazioni e nei 24 mesi di moratoria di procedere ad una programmazione seria con dati per le aree svantaggiate”.